10-12-2019, 13:07
Esperienza personale, qui riportata.
Anche con vela in ordine il funzionamento di un avvolgiranda si rifà ad un concetto puramente geometrico.
Meglio, in avvolgimento comanda il tubo che avvolge la vela in tutta l'altezza e, salvo avvolgimenti a capocchia con vela che sbattacchia da tutte le parti e conseguenti piegone, tutto finisce normalmente bene.
In fase di apertura invece comanda il tamburo che nel mio caso ha la vitona dove è avvolta la cima. Se il tesabase, invece di tirare la base che fa girare il tamburo, va a tirare la balumina, il rotolo della vela si pianta sulla canaletta e la festa finisce.
Il sistema "maltese" evita questo incidente e il tesabase tira appunto la base che fa girare il tamburo (che trascina in rotazione il tubo) consentendo l'uscita della vela senza forzare il rotolo in tutta la sua altezza.
I produttori di avvolgiranda fanno. credo, il carrello libero perché altrimenti dovrebbero dotare lo stesso di un comando di regolazione del cammino del carrello lungo il boma per consentire il posizionamento dello stesso in caso di riduzione tela. Ma, si sa, certe finezze costano in sede di produzione in serie.
La regolazione del carrello, peraltro, è una innovazione abbastanza banale che ciascuno può realizzare.
Io ho navigato la scorsa estate con un semplice blocco del carrello in varea che sganciavo in sede di riduzione tela, per poi riprenderlo in fase di successiva riapertura della vela.
Se poi qualcosa non va nel tamburo, vedi cuscinetti od altro, ha ragione ZK, non è colpa della vela ma del meccanismo.
A proposito, qualche anno fa avevo cambiato la cima di avvolgimento, un buon prestirato da 10. Ho scoperto che il prestirato si era gonfiato diventando 11,5. Si incastrava fra vite e carter, frenando pesantemente il tutto.
Risolto con nuova cima dynema da 10 e allontanando per prudenza il carter dalla vite di un paio di mm
Anche con vela in ordine il funzionamento di un avvolgiranda si rifà ad un concetto puramente geometrico.
Meglio, in avvolgimento comanda il tubo che avvolge la vela in tutta l'altezza e, salvo avvolgimenti a capocchia con vela che sbattacchia da tutte le parti e conseguenti piegone, tutto finisce normalmente bene.
In fase di apertura invece comanda il tamburo che nel mio caso ha la vitona dove è avvolta la cima. Se il tesabase, invece di tirare la base che fa girare il tamburo, va a tirare la balumina, il rotolo della vela si pianta sulla canaletta e la festa finisce.
Il sistema "maltese" evita questo incidente e il tesabase tira appunto la base che fa girare il tamburo (che trascina in rotazione il tubo) consentendo l'uscita della vela senza forzare il rotolo in tutta la sua altezza.
I produttori di avvolgiranda fanno. credo, il carrello libero perché altrimenti dovrebbero dotare lo stesso di un comando di regolazione del cammino del carrello lungo il boma per consentire il posizionamento dello stesso in caso di riduzione tela. Ma, si sa, certe finezze costano in sede di produzione in serie.
La regolazione del carrello, peraltro, è una innovazione abbastanza banale che ciascuno può realizzare.
Io ho navigato la scorsa estate con un semplice blocco del carrello in varea che sganciavo in sede di riduzione tela, per poi riprenderlo in fase di successiva riapertura della vela.
Se poi qualcosa non va nel tamburo, vedi cuscinetti od altro, ha ragione ZK, non è colpa della vela ma del meccanismo.
A proposito, qualche anno fa avevo cambiato la cima di avvolgimento, un buon prestirato da 10. Ho scoperto che il prestirato si era gonfiato diventando 11,5. Si incastrava fra vite e carter, frenando pesantemente il tutto.
Risolto con nuova cima dynema da 10 e allontanando per prudenza il carter dalla vite di un paio di mm
