01-07-2020, 14:51
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 01-07-2020, 15:04 da Dato.)
In realta' la tensione del fusibile garantisce che, in caso il fusibile intervenga, il circuito resti veramente isolato.
Facciamo un esempio pratico: se il filamento del fusibile fosse lungo solamente 1 mm, quando passa troppa corrente il filamento si fonde e quindi i due terminali si separano, restando parzialmente fusi, ad una distanza sicuramente minore di 1 mm. Se la tensione di funzionamento e' solo di qualche volt forse questa piccola distanza e' sufficiente a tenere i due estremi del fusibile separati dielettricamente, quindi isolati impedendo alla corrente di passare. Nella vita reale pero' anche con una tensione cosi' bassa con solo meno di 1 mm si rischierebbe di non poter interrompere il circuito, soprattutto per esempio se nel fusibile si e' infilata un po' di umidita', e comunque se il fusibile non e' di quelli sotto vuoto l'arco non si estinguerebbe. E certamente con 250 V il tutto resterebbe in corto circuito e quindi il fusibile non farebbe la sua funzione di interrompere il circuito. Questo e' un esempio estremo, nella realta' anche a 12V conviene lasciare distanze un po' piu' importanti proprio per essere sicuri di interrompere il circuito. Per 250 V chiaramente la distanza sara' ancora di piu' poiche' la distanza di isolamento deve "resistere" ad una tensione piu' elevata. In genere, per la stessa tecnologia di costruzione, piu' alta e' la tensione piu' lungo sara' quindi il fusibile.
Per questo motivo, si possono usare fusibili a tensioni piu' basse di quella nominale del fusibile ma non a tensioni piu' alte.
Per quanto riguarda il dimensionamento termico del fusibile, come gia' detto qui da altri, quello che conta e' la corrente.
Sempre restando nel nostro esempio di fusibile a filo, piu' alta e' la corrente piu' grosso sara' il filo.
In maniera semplificata, la "grossezza" e' in relazione alla corrente, la "lunghezza" in relazione alla tensione.
Facciamo un esempio pratico: se il filamento del fusibile fosse lungo solamente 1 mm, quando passa troppa corrente il filamento si fonde e quindi i due terminali si separano, restando parzialmente fusi, ad una distanza sicuramente minore di 1 mm. Se la tensione di funzionamento e' solo di qualche volt forse questa piccola distanza e' sufficiente a tenere i due estremi del fusibile separati dielettricamente, quindi isolati impedendo alla corrente di passare. Nella vita reale pero' anche con una tensione cosi' bassa con solo meno di 1 mm si rischierebbe di non poter interrompere il circuito, soprattutto per esempio se nel fusibile si e' infilata un po' di umidita', e comunque se il fusibile non e' di quelli sotto vuoto l'arco non si estinguerebbe. E certamente con 250 V il tutto resterebbe in corto circuito e quindi il fusibile non farebbe la sua funzione di interrompere il circuito. Questo e' un esempio estremo, nella realta' anche a 12V conviene lasciare distanze un po' piu' importanti proprio per essere sicuri di interrompere il circuito. Per 250 V chiaramente la distanza sara' ancora di piu' poiche' la distanza di isolamento deve "resistere" ad una tensione piu' elevata. In genere, per la stessa tecnologia di costruzione, piu' alta e' la tensione piu' lungo sara' quindi il fusibile.
Per questo motivo, si possono usare fusibili a tensioni piu' basse di quella nominale del fusibile ma non a tensioni piu' alte.
Per quanto riguarda il dimensionamento termico del fusibile, come gia' detto qui da altri, quello che conta e' la corrente.
Sempre restando nel nostro esempio di fusibile a filo, piu' alta e' la corrente piu' grosso sara' il filo.
In maniera semplificata, la "grossezza" e' in relazione alla corrente, la "lunghezza" in relazione alla tensione.
