11-08-2020, 09:15
Lavoro dal 2007 nel settore fotovoltaico e per circa 10 anni mi sono occupato specificatamente di produzione di moduli FV. Un paio di considerazioni.
1. I moduli in silicio cristallino cosiddetti flessibili, di cui pure comprendo l'utilità, sono una contraddizione in termini. Una cella FV è una sottile (ca. 200micron) fetta di silicio cristallino, che ha la flessibilità di qualsiasi altro cristallo. Cioè zero. Un leggero piegamento che investa la cella produce crack più o meno visibili, ma che in ogni caso abbassano la resa del modulo.
Poi, puoi metterci un supporto che ne limiti il piegamento, usare cautele quando lo maneggi... Tutto quello che vuoi. È un prodotto intrinsecamente vulnerabile ed il fatto di non vedere fratture sulle celle non significa che non si siano prodotte (magari nel trasporto).
2. La produzione di moduli flessibili è una nicchia nella produzione complessiva di moduli FV (oggi solo in Cina abbiamo circa 200GW di capacità produttiva di moduli tradozionali). I numeri dei moduli flessibili non giustificano grandi investimenti in tecnologia, con tutte le conseguenze del caso.
3. A malincuore devo ammettere che nel mercato FV (e penso non solo in questo) , Cina non è sinonimo di prodotto scadente. La Cina è il primo mercato FV ed il livello tecnologico raggiunto nelle loro fabbriche è altissimo.
4. In conclusione. Volete un modulo che costi poco e duri almeno una ventina di anni? Non avete scelta: modulo tradizionale con vetro temperato. Vi fa schifo il rollbar su cui montare un modulo tradizionale? Ci sono i moduli flessibili, ma mettete in conto che, al di là dei vostri sforzi ed attenzioni, potrebbe durare poco o pochissimo. Il fatto che sia cinese non significa automaticamente che sia stato costruito uno schifo (magari qualche dubbio su come è stato maneggiato durante il trasporto...).
Ps. Non mi esprimo sui problemi sollevati dagli amici sui post precedenti. Un modulo potrebbe non funzionare o funzionare male al di là del fatto che sia flessibile o meno. Vale quanto detto al punto (2) sopra. Una cosa è la robustezza di un processo di una produzione di serie di qualche GW ed un'altra quella di una piccola produzione, per lo più manuale, di qualche centinaio di kW.
1. I moduli in silicio cristallino cosiddetti flessibili, di cui pure comprendo l'utilità, sono una contraddizione in termini. Una cella FV è una sottile (ca. 200micron) fetta di silicio cristallino, che ha la flessibilità di qualsiasi altro cristallo. Cioè zero. Un leggero piegamento che investa la cella produce crack più o meno visibili, ma che in ogni caso abbassano la resa del modulo.
Poi, puoi metterci un supporto che ne limiti il piegamento, usare cautele quando lo maneggi... Tutto quello che vuoi. È un prodotto intrinsecamente vulnerabile ed il fatto di non vedere fratture sulle celle non significa che non si siano prodotte (magari nel trasporto).
2. La produzione di moduli flessibili è una nicchia nella produzione complessiva di moduli FV (oggi solo in Cina abbiamo circa 200GW di capacità produttiva di moduli tradozionali). I numeri dei moduli flessibili non giustificano grandi investimenti in tecnologia, con tutte le conseguenze del caso.
3. A malincuore devo ammettere che nel mercato FV (e penso non solo in questo) , Cina non è sinonimo di prodotto scadente. La Cina è il primo mercato FV ed il livello tecnologico raggiunto nelle loro fabbriche è altissimo.
4. In conclusione. Volete un modulo che costi poco e duri almeno una ventina di anni? Non avete scelta: modulo tradizionale con vetro temperato. Vi fa schifo il rollbar su cui montare un modulo tradizionale? Ci sono i moduli flessibili, ma mettete in conto che, al di là dei vostri sforzi ed attenzioni, potrebbe durare poco o pochissimo. Il fatto che sia cinese non significa automaticamente che sia stato costruito uno schifo (magari qualche dubbio su come è stato maneggiato durante il trasporto...).
Ps. Non mi esprimo sui problemi sollevati dagli amici sui post precedenti. Un modulo potrebbe non funzionare o funzionare male al di là del fatto che sia flessibile o meno. Vale quanto detto al punto (2) sopra. Una cosa è la robustezza di un processo di una produzione di serie di qualche GW ed un'altra quella di una piccola produzione, per lo più manuale, di qualche centinaio di kW.
