24-10-2021, 08:22
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 24-10-2021, 08:27 da opinionista velico.)
Non sono un professionista ma l’esperienza, quasi ventennale, di lavori fai-da-te mi suggerirebbe di fare così (seguendo l’ordine di numerazione dei lavori)
1) ok
2) un convertitore di ruggine qualunque a base di acido fosforico. Asciugatura con pistola termica e immediatamente dopo una mano di primer per metalli. Va bene anche quello epoxy che usano i carrozzieri (svolge funzioni sia di grip che di riempimento e costa la metà dell’analogo, se non identico, per uso nautico). Se ne rimedi un barattolo già cominciato può però andare bene anche un primer monocomponente per assi ed eliche
3) fase compresa nella 2
4) stuccatura con epossidica addensata 50% silice colloidale e 50% talco industriale. Levigatura ed eventuale ripresa delle imperfezioni. Qui userei epossidica economica per impiego generale (circa 12-13 €/kg) senza dissanguarmi con quelle blasonate per uso nautico vendute 3-4 volte tanto o anche di più.
5) ok ma con la stessa epoxi senza gli additivi barriera (la stuccatura con epossidica addensata funge anch’essa da barriera)
6) ok
Non so però quanto potrà tenere la semplice chiusura che hai fatto sul bordo d’uscita. Per sicurezza, dopo l’operazione 2 eseguirei la 4 solo su quella parte per creare un fondo omogeneo (senza crateri) e poi rivestirei (dx e sx) con qualche belin di rinforzo in tessuto di vetro da 200 gr/mq come vedi nella foto che allego. Quando completerai la fase 4 (che diventerebbe 4-bis) non si noterà più.
Visto che il lavoraccio ormai è stato fatto, volendo pignoleggiare si potrebbe anche (dopo l’operazione 4 o 4-bis) rivestire tutto il bulbo con uno strato di fibra di vetro. In questo caso poi occorrerà un’altra ripassata di stucco ma qui potrai addensare l’epossidica solo con microsfere cave (più leggere e più facili da carteggiare).
L’operazione 5 diverrebbe allora inutile.
Qualunque sarà la soluzione, facendo un bel lavoro durerà molto più di 5 anni, soprattutto se ogni stagione riprenderai gli eventuali piccoli affioramenti di ruggine. Se non riuscirai a sigillare bene anche sotto (dove ora il bulbo appoggia sulla tavoletta di legno e dove appoggerà anche in futuro), le infiltrazioni saranno inevitabili.
.
Non so dove si trova la barca, ma le temperature cominciano a farsi proibitive per lavorare all’esterno con l’epossidica. Con del cartone molto spesso puoi creare una specie di fornetto che chiuda il più possibile e mantenga un po’ di calore. Se poi ci metti una stufetta ancora meglio (o anche un paio di lampadine, giusto per non scendere sotto i 12-13°).
1) ok
2) un convertitore di ruggine qualunque a base di acido fosforico. Asciugatura con pistola termica e immediatamente dopo una mano di primer per metalli. Va bene anche quello epoxy che usano i carrozzieri (svolge funzioni sia di grip che di riempimento e costa la metà dell’analogo, se non identico, per uso nautico). Se ne rimedi un barattolo già cominciato può però andare bene anche un primer monocomponente per assi ed eliche
3) fase compresa nella 2
4) stuccatura con epossidica addensata 50% silice colloidale e 50% talco industriale. Levigatura ed eventuale ripresa delle imperfezioni. Qui userei epossidica economica per impiego generale (circa 12-13 €/kg) senza dissanguarmi con quelle blasonate per uso nautico vendute 3-4 volte tanto o anche di più.
5) ok ma con la stessa epoxi senza gli additivi barriera (la stuccatura con epossidica addensata funge anch’essa da barriera)
6) ok
Non so però quanto potrà tenere la semplice chiusura che hai fatto sul bordo d’uscita. Per sicurezza, dopo l’operazione 2 eseguirei la 4 solo su quella parte per creare un fondo omogeneo (senza crateri) e poi rivestirei (dx e sx) con qualche belin di rinforzo in tessuto di vetro da 200 gr/mq come vedi nella foto che allego. Quando completerai la fase 4 (che diventerebbe 4-bis) non si noterà più.
Visto che il lavoraccio ormai è stato fatto, volendo pignoleggiare si potrebbe anche (dopo l’operazione 4 o 4-bis) rivestire tutto il bulbo con uno strato di fibra di vetro. In questo caso poi occorrerà un’altra ripassata di stucco ma qui potrai addensare l’epossidica solo con microsfere cave (più leggere e più facili da carteggiare).
L’operazione 5 diverrebbe allora inutile.
Qualunque sarà la soluzione, facendo un bel lavoro durerà molto più di 5 anni, soprattutto se ogni stagione riprenderai gli eventuali piccoli affioramenti di ruggine. Se non riuscirai a sigillare bene anche sotto (dove ora il bulbo appoggia sulla tavoletta di legno e dove appoggerà anche in futuro), le infiltrazioni saranno inevitabili.
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Non so dove si trova la barca, ma le temperature cominciano a farsi proibitive per lavorare all’esterno con l’epossidica. Con del cartone molto spesso puoi creare una specie di fornetto che chiuda il più possibile e mantenga un po’ di calore. Se poi ci metti una stufetta ancora meglio (o anche un paio di lampadine, giusto per non scendere sotto i 12-13°).
