30-06-2009, 18:29
analizziamo il problema nel concreto.
un albero sta in piedi se è adeguatamente dimensionato, ovvero se il suo progetto è corretto nel rispetto dei carichi previsti.
ora, poichè la sigma ammissibile delle fibre di carbonio (correttamente lavorate) è maggiore dell'alluminio a trazione, ma decisamente inferiore a compressione, l'inerzia necessaria in un albero in carbonio è maggiore di quella di quella di un albero in alluminio. non così per il peso, in quanto la distribuzione delle aree può essere meglio ottimizzata con un albero in carbonio rispetto ad un estruso in alluminio. per reggere la compressione si aumenta quindi l'inerzia, che contribuisce anche a ridurre la flessione dello stesso, in particolar modo quella laterale in quanto di solito per meglio distribuire i carichi si aumenta anche il numero di crocette per non dovere eccedere nel dimensionamento della sezione ed aumentare il peso.
l'elasticità delle sartie in acciaio è maggiore di quelle in PBO, e permette da una parte di scaricare quelle tensioni aggravate dall'uso di carbonio anche sulle vele e quindi dalla esagerata rigidità globale del sistema vele-albero, che inevitabilmente si scarica sulla struttura scafo sotto raffica, con variazioni rapide di carico e quindi sollecitazioni di punta maggiorate.
l'effetto globale è comunque una riduzione del peso in alto, che non può che far bene alla barca.
i carichi sullo scafo restano gli stessi: sono quelli derivanti dalla reazione vincolare sugli attacchi delle sartie e degli stralli.
il martinetto sotto l'albero serve solo ad aumentare la tensione delle sartie per ridurre la flessione laterale dell'albero con vento forte, ma va accoppiato con i martinetti sullo strallo e sul belin, oltre che alle volanti. chiaramente tutto questo richiede un equipaggio cosciente degli effetti delle azioni relative.
la coperta in teak serve solo per iscrivere le barche con l'abbuono di rating relativo ai pesi in alto.
un albero sta in piedi se è adeguatamente dimensionato, ovvero se il suo progetto è corretto nel rispetto dei carichi previsti.
ora, poichè la sigma ammissibile delle fibre di carbonio (correttamente lavorate) è maggiore dell'alluminio a trazione, ma decisamente inferiore a compressione, l'inerzia necessaria in un albero in carbonio è maggiore di quella di quella di un albero in alluminio. non così per il peso, in quanto la distribuzione delle aree può essere meglio ottimizzata con un albero in carbonio rispetto ad un estruso in alluminio. per reggere la compressione si aumenta quindi l'inerzia, che contribuisce anche a ridurre la flessione dello stesso, in particolar modo quella laterale in quanto di solito per meglio distribuire i carichi si aumenta anche il numero di crocette per non dovere eccedere nel dimensionamento della sezione ed aumentare il peso.
l'elasticità delle sartie in acciaio è maggiore di quelle in PBO, e permette da una parte di scaricare quelle tensioni aggravate dall'uso di carbonio anche sulle vele e quindi dalla esagerata rigidità globale del sistema vele-albero, che inevitabilmente si scarica sulla struttura scafo sotto raffica, con variazioni rapide di carico e quindi sollecitazioni di punta maggiorate.
l'effetto globale è comunque una riduzione del peso in alto, che non può che far bene alla barca.
i carichi sullo scafo restano gli stessi: sono quelli derivanti dalla reazione vincolare sugli attacchi delle sartie e degli stralli.
il martinetto sotto l'albero serve solo ad aumentare la tensione delle sartie per ridurre la flessione laterale dell'albero con vento forte, ma va accoppiato con i martinetti sullo strallo e sul belin, oltre che alle volanti. chiaramente tutto questo richiede un equipaggio cosciente degli effetti delle azioni relative.
la coperta in teak serve solo per iscrivere le barche con l'abbuono di rating relativo ai pesi in alto.
