L'ANCORA Bolina
Vedendo il filmato l’ancora in questione sembra che occupi poco posto quando stivata e che si monti semplicemente.
Ho l’impressione che nei due tondini avvitati del ceppo essa abbia il suo tallone di Achille; mi sembrano un po’ deboli, e, per quanto siano di acciaio e magari il passo della vite sia un 12 MA, non so quanto ci mettano a storcersi, se sollecitati come leve, o a bloccarsi nel filetto.
Per quanto riguarda la penetrazione nel fondo, sulla sabbia, quasi tutte le ancore funzionano, sulle alghe alcune scivolano, ma non dipende tanto dall’ancora quanto dalla compattezza del tappeto algoso: più le alghe sono fitte, meno l’ancora riesce ad infilarci le marre; in questa situazione le ancore col vomere tipo aratro sono più svantaggiate di quelle con le marre divergenti.
In questo frangente l’ancora Bolina potrebbe essere avvantaggiata dalla sua forma.
Nella fattispecie un tappeto di Posidonie può mettere in difficoltà molti profili di ancore e richiedere accorte manovre perché il ferro penetri e tenga….ma potendolo evitare non si dovrebbe nemmeno calare sulle Posidonie, specie protetta.
Detto questo il vero problema delle ancore (esperienzia docet) sono i fondi rocciosi o, peggio sassosi a grossi ciottoli.
E’ qui che quasi tutte le ancore trovano le maggiori difficoltà: ad entrare in forza, sui ciottoli, e ad essere recuperate sulle rocce.
Non è facile convincere l’unghia ad insinuarsi tra i ciottoli, ed anche se lo fa, a rimanervi ben piantata: scivola si muove e li sposta; in questa situazione è evidente che un grappino, o un’ancoressa possano fare meglio di altre.
Sulle rocce tutte le ancore vanno bene: magari saltellano un po’ qua e là, ma alla fine trovano sempre una fessura in cui incastrarsi, se mai il problema è recuperarle, infatti, non è così automatico e certo che la grippia le tiri su, se sono ben incastrate, a volte, si lasciano pure lì.
Le ammiragliato, i grappini, le ancoresse e, meglio di tutti, il sasso col foro, sulle rocce danno la migliore prova di se stesse….e se si perdono, almeno costano poco;
e su quei fondali la peggiore di tutte è la Fortress, che oltretutto a perderla è un vero lutto.
Ne consegue che è nella situazione del fondo roccioso o ciottoloso che l’ancora in questione temo che pieghi facilmente i due tondini avvitati del ceppo.
Sull’angolo di tiro, sarebbe buona norma che esso non avesse ampiezze superiori ai 45 gradi, ed in questo senso sono orientati i fusti delle ancore a vomere, ma non sempre ciò riesce, sono quindi interessanti le ancore che riescono ad infilarsi nel fondo anche con angoli di poco superiori.
Tanto per avere un’idea di quali sollecitazioni subiscono e degli sforzi a cui sono sottoposte le ancore, tempo fa un ADV venne da me ad Aprilia per acquistare una CQR originale da 40 libbre. Non la prese perché aveva una delle guance del vomere storta e piegata in modo da avere una concavità maggiore dell’altra; il suo dubbio era che avendo angoli d’incidenza differenti, deviasse nel penetrare nel fondo facendo meno forza.
L‘amico ferraiolo da cui la lasciammo perché la raddrizzasse c’è riuscito, ma ha fatto parecchia fatica.
Anche il musone della mia barca è rimasto leggermente storto.
Era successo che con il vomere ben piantato gli strattoni delle onde hanno piegato quaranta libbre di acciaio forgiato.
Non è la forza del vento a fare i maggiori danni alle linee di ancoraggio, bensì gli strattoni delle onde ed il tiro disassato; infatti, nei giunti girevoli seri (Kong, Wichard, Douglas, ecc) è indicato il carico di lavoro con tiro dritto e l’analogo carico di lavoro con tiro angolato, ebbene: per il giunto da 10 i carichi sono 2.000 chili dritto, 800 angolato.
Sapendo che la barca sull’ancora gira, e le onde tirano un po’ di qua ed un po' di la…..viene da pensare.
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