autogoverno metodi alternativi?
La prima immagine non la capisco. Non si capisce dove è l' asse del timone rispetto al quadrant, che fine fa la scotta della randa a poppa, che fa Guy. Con queste incertezze non provo nemmeno a interpretare.
La seconda immagine mi risulta invece chiara, e il dispositivo ben applicabile alle nostre barche moderne in bolina.
Premettiamo:
Sulle barche moderne la bolina rispetto alla rotta è un andatura stabile. Ciò vuol dire che, regolate le vele e bloccato e il timone su una rotta di buona bolina, quando la barca per caso o per sollecitazioni esterne tende ad andare alla poggia, sbanda di più, e il maggiore sbandamento accentua la tendenza orziera, che, a timone bloccato, fa riorzare la barca rimettendola sulla buona bolina. La stabilità di rotta opera anche al contrario, cioè se la barca esce di rotta perchè accidentalmente invece orza, lo scafo si raddrizza, cioè sbanda meno, la tendenza orziera per questo diminuisce, ma il timone è stato registrato e bloccato per contrastare una tendenza orziera più forte di quella accidentalmente presente, quindi la barca poggia di nuovo. La cosa bellina di questa stabilità di rotta e che, se il vento scarseggia o rionda, cioè gira, la rotta della barca seguirà il vento, quindi la barca continuerà automaticamente a bolinare.
E' invece impensabile navigare così nelle andature più larghe, che relativamente alla rotta sono invece fortemente instabili, perchè se per caso le nostre barche poggiano un po', tenderebbero a poggiare sempre più, e viceversa se orzano.
Questo lo sanno bene i timonieri, per i quali i laschi e le poppe sono assai più impegnativi delle boline, schizzi d' acqua a parte.
Ho spesso bolinato in quel modo, con l' accortezza di regolare le vele appena un po' più lasche di come le avrei tenute col timoniere in azione. Penso che ogni barca richieda però una messa a punto specifica, quindi non trasferite pedissequamente tale accortezza sulle vostre barche, ma cercate semmai gli specifici adattamenti.
Va detto che non ho mai avuto un grande interesse, se non didattico, a questo modo di navigare, perchè grazie alla naturale stabilità di rotta della bolina gli inteventi e il consumo del pilota automatico sono minimi, e la guardia continua richiesta dall' affollamento nei miei mari consente senza fatica un tempestivo aggiornamento del pilota automatico per seguire eventuali scarsi o riondi.
Il grosso problema della bolina automatica a timone bloccato (quindi senza autopilota inserito) è dato da eventuali rinforzi e cali del vento. Durante una buona bolina, un leggero rinforzo del vento farà sbandare maggiormente la barca, che diventerà più orziera e troverà un nuovo equilibrio di rotta navigando in una bolina più stretta del desiderato. Eccezion fatta per rare possibilità di virata spontanea, questa nuova bolina sarà stabile, ma non ottimale perchè troppo stretta, e lo skipper potrà renderla di nuovo ottimale modificando l' incidenza del timone, orientandolo maggiormente alla poggia.
La barca allora si rimetterà di nuovo a danzare attorno a una buona bolina, con la differenza rispetto all' assetto precedente, di essere più sbandata per il maggior vento e con più angolo di timone.
Se invece il vento diminuisse di intensità, il raddrizzamento della barca col timone alla poggia comporterebbe una poggiata, e, se non intervenissimo diminuendo l' incidenza del timone, comporterebbe un nuova rotta di bolina troppo larga. Quì il rischio di uscire definitivamente da un ambito di stabilità diventa più grave, e in questi casi spesso la barca parte lentamente alla poggia fino a perdere ogni automatismo di correzione della rotta.
Il disegno basso che Mario ci ha offerto rappresenta la soluzione al problema costituito dai rinforzi e infiacchimenti di vento quando si vuol bolinare a timone bloccato:
Quando il vento rinforza la aumentata trazione sulla scotta aumenta il timone alla poggia, come avrebbe fatto l' uomo, e quando il vento diminuisce fa diminuire anche l' incidenza del timone.
Tenete conto che allo scopo potremmo probabilmente, con opportune demoltiplicazioni e rinvii, usare la scotta del fiocco invece che della randa, o in teoria un pesante pendolo che sente lo sbandamento della barca e corregge in conseguenza e opportunamente il timone.
Non dobbiamo invece assolutamente pensare che il nostro sistema abbia invece come 'mente' il timone e come 'braccio' la randa, nel senso che il timone indurito da una raffica torni al centro e comandi la randa, perchè le demoltiplicazioni sono tali da non permettere questa modalità, che oltretutto agirebbe all' opposto di quanto noi desideriamo.
E' la grande forza della randa a operare piccole modifiche sul timone.
Questi ruzzini sono geniali, ma delicati, nel senso che a volte sembra che non funzionino; in questi casi non è l' idea ad essere sbagliata, ma la sua applicazione pratica, che richiederà una messa a punto intelligente, tenace ed accurata.
Da quì la necessità di un elastico regolabile, che vediamo nel disegno, per graduare l' interazione tra scotta e timone, la necessità di scegliere un opportuno punto di attacco della scotta sulla barra o di un opportun grado di demoltiplicazione della scotta, la necessità, probabilmente, di mettere una frizione sul timone, o dei limiti di corsa ad esso...
lo proverò.
Saluti.
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