RE: sicurezza su un guscio di noce
Se Whisper è un guscio di noce la mia barca è un guscio di nocciola (15’ 1/2).
Se frequentavi l’Elba negli anni ’80 potresti averla vista veleggiare nel golfo di Portoferraio; E’ una Drascombe e ha tre vele marrone-rosso scuro. Adesso la uso prevalentemente sul Lago Maggiore, Covid permettendo.
Anch’io vado in barca spesso da solo, più o meno per gli stessi motivi tuoi.
Avendo trent’anni giusti di più sono molto attento a quello che faccio, non potendo più far conto sulla forza e l’agilità del gatto e sulla resistenza al freddo.
Per la sicurezza contro l’ ”uomo a mare” sono avvantaggiato dalla barca aperta che in pratica è un pozzetto lungo fino a prua, per cui io, anche per issare il fiocco o per gestire l’ancora, sono sempre dentro la barca, mai sopra. In più è molto stabile e perdona qualsiasi fesseria io possa fare. Il rovescio della medaglia è che per camminare ha bisogno di molto vento e a remi è piuttosto dura da spingere.
Quando sono solo o solo con nipoti piccoli sono SEMPRE legato. L’imbragatura è una semplice cintura da sub in vita. Il guinzaglio è abbastanza lungo: quello comprato, con due moschettoni, più la lunghezza della coda della manovra della deriva che mi permette di percorrere tutta la barca. Su una barca grossa ci si può attaccare alla jackline al centro, abbastanza corti per non arrivare a uscire dalla coperta ma su una barca così piccola questo è impossibile e penso che sia meglio arrivare in acqua legati ma liberi che restare impiccati alla falchetta. Da lì “tirarsi su” non è facile come dirlo. Non porto quasi mai il giubbino galleggiante; penso che sia più importante non separarsi dalla barca. Credo che con le nostre barche non ci sia pericolo di essere annegati dalla velocità ma è sempre meglio avere la possibilità di sganciarsi.
Quando vado a motore attacco sempre al polso il cordino a strappo che spegne il motore, prolungato per poter arrivare a prua. Capisco che il cordino più lungo aumenti il rischio di passare vicino all’elica prima che il motore si fermi ma bisogna sempre trovare un equilibrio fra esigenze e rischi diversi.
Andando a vela, il mio “timone automatico” (non ho impianto elettrico) è una cimetta sottile tesa che fa dormiente sul ponte di poppa a dritta e a sinistra, facendo due giri intorno alla barra, tenendola bloccata. La barra è lunga e flessibile: per correggere la posizione del timone si preme la barra verso il basso, allentando così la cimetta, la si muove e rilasciandola si blocca nella nuova posizione.
Se le vele sono bene equilibrate, con il timone bloccato la barca va dritta da sola. Questa è un’ottima cosa vista da bordo; un po’ meno vista da uno in acqua che vede la barca allontanarsi da sola veleggiando maestosamente.
Non ho ancora fatto la prova, andando a vela, di buttarmi in acqua legato e vedere cosa succede, ma la farò. Devo aspettare l’occasione di avere a bordo un figlio.
Spero che il freno di un corpo in acqua, applicato su un fianco, sbilanci la barca e la porti a girare e forse a fermarsi.
Si potrebbe studiare qualche sistema che metta la barra sotto tutta da una parte ma non deve essere troppo complicato o ingombrare troppo i movimenti.
Non ho fiducia nelle cime rimorchiate a cui attaccarsi. Richiedono un intervento troppo attivo da parte del naufrago. Uno cadendo può battere la testa o bere o comunque aver bisogno di un bel po’ di secondi prima di poter prendere iniziative. Vanno bene per i tipi Moitessier, non per i comuni mortali.
Poi bisogna risalire a bordo. Parecchi anni fa con la mia barca, dall’acqua mettevo le mani sulla falchetta, mi tiravo su, mi giravo e mi sedevo in un movimento solo. Adesso non riesco più. Ho trovato una scaletta telescopica stretta, l’ho modificata e montata all’interno in modo che si possa dispiegare tirando una cimetta che pende fino a livello dell’acqua, finita con un bel pugno di scimmia. Tanti parlano di scalette di corda ma sono impossibili da usare: le gambe e la scala finiscono in orizzontale sotto la barca.
Questo è quello che faccio io; con l’Alpa19 certo è più difficile. Come hanno già suggerito, l’ideale sarebbe attrezzarsi per fare tutto dal pozzetto, senza dover mai uscire. Se è necessario uscire hanno senso sia il tuo anello sia la jackline di Orsopapus che fa il giro dell’albero, ma bisognerebbe arrivare ad agganciare il moschettone prima di uscire dal pozzetto. Inoltre bisogna essere sicuri che i punti di attacco alla barca siano veramente forti. Il colpo che può dare il peso di una persona dopo un volo è più violento di quanto ci si aspetti.
Sandro
|