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carichi di lavoro sulle vele.
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bluebarbjack Offline
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carichi di lavoro sulle vele.
domanda cretina: ma qualcuno si è preso la briga di mettere su carta le forze ed i vincoli, SIA QUELLI PUNTUALI CHE QUELLI DISTRIBUITI?
mi sa tanto di no.
il bonanima del Prof.Baldacci (Scienza delle costruzioni) si sta rivoltando nella tomba.....
09-09-2011 15:16
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sailor13 Offline
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Messaggio: #22
carichi di lavoro sulle vele.
il problema non sono i carichi di lavoro e la distribuzione su penna, mura e bugna, ma gli enormi carichi dinamici generati dalle onde, il carico di picco di una barca in planata che si ferma istantaneamente nel cavo di un onda etc.etc.
09-09-2011 15:27
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ZK Offline
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Messaggio: #23
carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:bluebarbjack ha scritto:
domanda cretina: ma qualcuno si è preso la briga di mettere su carta le forze ed i vincoli, SIA QUELLI PUNTUALI CHE QUELLI DISTRIBUITI?
mi sa tanto di no.
il bonanima del Prof.Baldacci (Scienza delle costruzioni) si sta rivoltando nella tomba.....



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Le frecce rosse indicano i carichi verticali, la somma dei carichi verticali deve essere uguale a 0 senno la vela si muove!

Le frecce azzurre indicano i carichi orizzontali, pure la loro somma deve essere uguale a 0

esattamente 0 come per i momenti generati da entrambe

freghiamocene del vento per ora!

Caziamo la drizza e la scotta!
La somma delle forze deve essere uguale a 0 e la somma dei momenti pure!
Chiamo d la drizza, m la mura e s la scotta ci aggiungo r (rosso) se carico verticale, a (azzurro) se orizzontale
e' una scimmiottatura della equazione cardinale della statica!(si chiama sistema romano.. lo usavano i romani.. intesi come popolo! Uso questo perche mi sembra il piu intuitivo di una sterile equazione)
Il senso e' che se la somma dei momenti e quella delle forze deve essere uguale a 0 perche il sistema sia in equilibrio (se il sistema non fosse in equilibrio vorrebbe dire la vela si muove rispetto alla barca, succede ma solo mentre viene regolata!)

dr+mr+sr = 0
da+ma+sa = 0

prendo come riferemento per i momenti il punto di mura

sr * E+da*P= 0

sr * E = - da * P

sr = -da*P/E

dr+mr -da*P/E=0
dr+mr= da*P/E

(il valore di dr dipende da quanto caziamo la drizza / da quanto diventa alto il valore sotto l' effetto del vento)
E e' la base della randa P e' la lunghezza dell' inferitura
questa e' la relazione geometrica che lega i rapporti tra le tensioni ma?

Ma queste tensioni sono il riflessodelle nostre azioni, da quanto caziamo le cime e dalle misure della attrezzatura!

Gia, le dimensioni dell' attrezzatura contano? Conta la dimensione di P rispetto a E.
e il vento conta qualcosa?

Immaginiamo che il vento agisca nel centro geometrico della vela.. il puntino rosso per intendersi!
(e' una semplificazione ma l' errore e' sicuramente piu basso di quello dei discorsi!)
quanto puo essere grande la pressione esercitata dal vento?
La risposta puo dipendere dalla intensita del vento finche il vento non sbanda la barca!
Non appena la barca comincia a sbandare il suo momento raddrizzante aumenta ma solo fino ad un certo angolo caratteristico di ogni accoppiata scafo-chiglia, insomma quella pressione dipendera dal momento di raddrizzamento che e' una caretteristica di ogni barca e del suo carico!
Ha senso domandare quale possa essere la tensione delle scotte senza fornire il dato che la determina?

Ha senso utilizzare una formula che non tiene conto delle superfici senza preoccuparsi del raddrizzamento?

La risposta e' ovviamente NO!

mi fermo qui.. ma non e' che non si possa andare avanti.. e' che la strada diventa in salita, gia questa mi pare una buona pasticca da mandare giu.. ma la continuiamo volentieri..
il dato.. c'e': dr+mr= da*P/E
ma e' solo una relazione tra le dimensioni e vale solo per la randa!

mancano due freccette sulla barchina.. abbiate venia!

amare le donne, dolce il caffe.
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 10-09-2011 23:44 da ZK.)
10-09-2011 23:42
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danilofabbroni Offline
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Messaggio: #24
carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:Messaggio di Frappettini
Mi farebbe piacere sapere in che percentuale la spinta sulla vela viene distribuita su penna, mura e bugna; c'è qualche anima pia che ha informazioni in merito?

Pur avvezzo alle bizzarrie fantasmagoriche della vita, mi meraviglio che continuo a meravigliarmi dei Trickster che stanno a giro. Dal che, desumo che chi abbia parlato di “pesciate in faccia” è o un Trickster, o un “libero paroliere del Pensiero Automatico”, datato Surrealismo inizi del secolo XIX°, o membro del Pianeta Patafisica, fondato da Alfred Jarry.
Nulla è dato che possa nemmeno far sfiorare la mente contigua al concetto di pesciate.
Ciò che mi ricordo, di reale invece, è un levar di scudi esortato da alcuni, e uno in particolare (che poi null’altro era un venditore, ovviamente mascherato dietro uno pseudonimo, di prodotti Lewmar, e concorrente diretto del rigger di zona citato nella lista di tecnici Harken) si opponeva al fatto che la silloge tecnici Harken = rigger buoni fosse falsa e fuori luogo. Io replicai, scusate se mi cito, ma è d’obbligo per illustrare l’affascinante quanto “educativo” quadretto che ha animato Lor Signori, che era sin troppo ovvia l’esistenza di ALTRI rigger altrettanto buoni al di fuori di quelli appartenenti alla lista Harken. La mia citazione fu fatta in quanto un forumista, per così dire, stava cercando persone “a modo” ed io mi permisi di citare la reperibilità delle medesime andando a vedere il sito Harken, e i ns. tecnici autorizzati, tra i quali la maggior parte è anche rigger di vaglia. Sic et simpliciter.
Da lì né scaturì un vespaio in quanto il sottoscritto non si mascherava dietro nessun pseudonimo ma proprio in quanto persona prezzolata da una ditta del settore riteneva, e ritiene fermamente, che debba giocare “a carte scoperte” e che invece saranno gli eventuali lettori delle mie modeste note a giudicare se il mio parere è obiettivo o meno.
Ma su questo inciso farò un intervento apposito.
Riguardo invece il carico, a mio modesto avviso, si potrebbe “lavorare” su queste linee:
a.-
Gli unici a saper predire veramente i carichi sono i velai, (e qualche yacht designer) e tra questi, i più bravi e i più strutturati. Ci sono vari programmi, molto affidabili, tipo Flow e Membrane (North) ma ciò non toglie che altre velerie concorrenti ne abbiano simili. Unico neo: sono fatti girare solo per barche one-off e anche qui, solo per dimensioni non usuali. Se fai un 100’ che hai fatto già in passato non fai girar un bel niente. Ti basi sull’esperienza. Non si fa girare il programma perché costa un botto, sia per collezionare le miriadi di dati, sia per farlo girare (un ingegnere per diversi giorni).
b.-
Al di fuori di ciò esistono 2 metodi: 1.- l’esperienza pratica nel dimensionare che ti fa “pantografare” la cosa da barca a barca, oppure, 2.- questa esperienza dosata con un forte senso critico, che una tantum, e più di una tantum è meglio! Ti fa fare tabula rasa delle “cosette” che sai da decenni (e lo sai perché hai fatto un mare di fesserie e da queste hai imparato…o almeno lo si spera!) e riparti mettendo in dubbio quel che sai (poco) e cerchi di ri-vedere le cose da una nuova angolazione.
c.-
La drizza (parlo di vele bianche) ha un carico inferiore alla bugna del 40%. Se fosse vero il contrario, cioè se fosse vero che la drizza ha lo stesso carico della bugna, tutti, dico tutti, i bozzelli che vedete in mastra d’albero per le drizze, scoppierebbero di botto. Difatti se assegnate per esempio carico 1000 alla bugna, e pensate a mò appunto di simulazione, che la drizza ha carico 100, sul bozzello di mastra avreste per via dell’angolo di deviazione 140. Ebbene nessun bozzello (o perlomeno è rarissimo trovare bozzelli in mastra che reggano un carico pari a quello che c’è sulla bugna moltiplicato 1,4) tiene carichi del genere. E’ una prove del 9 che ho fatto per un lasso di tempo considerevole e continuo a farlo e sempre da gli stessi risultati. Quindi a meno di non immaginare un carico di drizza pari al carico di bugna (con la formula di Marshall arcinota: carico di lavoro di picco in kgf = sup. vel. X apparente al quadrato e per i genoa io considero 40 nodi, x 0,021) meno un 40%, e da tale carico moltiplicare per 1,4 per la deviazione a 90° in mastra, è difficile trovare barche con bozzelli di drizza che reggano un carico superiore.
d.-
In barche ben specificate, la drizza ha lo stesso diametro e tipologia della scotta del genoa 100% (quello che ha più carico di tutti). Siccome la aprte sotto lavorio della drizza è almeno 3 o 4 volte maggiore della scotta, discende da ciò che in penna si ha meno carico, altrimenti si vedrebbe un allungamento in ralinga visibile. Questo è dovuto al fatto che il carico di drizza si ha in misura di quanto carico c’è in bugna. Difatti voi potete tirar la drizza staticamente per affrontare una bolinata ed avere la ralinga piatta e quindi imprimere un carico statico alla vela anche in banchina, ma il carico dinamico lo si ha quando si cazza la scotta e quindi la bugna fa portare la vela, e perciò la penna è in funzione della bugna e non viceversa. In più, la penna scarica lo sforzo della ralinga sulla canala dell’albero, dello strallo cavo o del furler, mentre la bugna no. La penna divide lo sforzo con la mura: la bugna no, o molto poco, in quanto è libera.
e.- senza lascare un po’ di scotta con la vela a pieno carico. Ciò è dovuto anche al fatto, che sempre in base a misurazioni effettuate a bordo, ed in presenza di un rig di primario marco internazionale, la deviazione a quasi 180° della drizza in testa d’albero (o a ¾) causa un incremento di carico di quasi il 20% visto dalla parte di chi o di cosa tira la drizza in coperta: quindi oltre al carico della drizza c’è anche quello causato dagli attriti, in dinamico.
Ma in statico, cioè per intenderci, mentre la barca va ma nessuna effettua una regolazione della drizza, questa perdita di efficienza del sistema (che va sino al 30%, dato dal 20% in testa d’albero e dal 10% in mastra albero) fa sì che il carico della penna viene attutito del 30% prima di andare al winch e del 20% prima di andar sul bozzello di mastra.
Un’ennesima spiegazione di come mai i bozzelli di mastra son così piccoli.
h.-
Ciò non deve farci sottovalutare comunque la problematica. Un velaio nazionale ebbe una puleggia in faccia da un bozzello di mastra troppo piccolo: sempre meglio aver paura che buscarle. Un controllo ed anche uno doppio ai vs. bozzelli non fa mai male!
Buon vento a tutti!
Da quando mondo è mondo, gli winch di drizza hanno un carico di lavoro nettamente inferiore agli winch per le scotte di bugna genova. (non veder per cortesia l’esempio dei Tp 52’ o di certi performance cruiser easy sailing: qui la stessa dimensione di winch di drizza nel primo caso è data dal fatto duplice che si vuole un carico di lavoro elevato per la sola ragione d’aver il code 0 e per velocità di tirar su le vele; nel secondo caso in quanto l’easy sailing ha pochi winch e servono cross-sheeting diffusi oltre alla seconda ragione citata or ora).
f.-
Le vele non bianche Mps, gennaker, spi asimmetrici hanno tutte carchi bassissimi tanto più la loro ralinga è lontana dall’essere rettilinea, e il tessuto ha una grammatura modesta.
Il code 0 è tutto il contrario, specie quelli da bolina. Hanno una ralinga tesa e dritta (per quanto è consentito, ovvio…) e grammatura notevole: questa vela è un autentico winch killer, e anche di scotta e di mura genera carichi spaventosi che determinano dimensionamenti ad hoc speciali.
Un’altra eccezione alla nota di cui sopra è lo spi simmetrico, con tangone. Carichi leggeri con l’eccezione di quello del braccio. Se quadrate lo spi al traverso con barca molto caricata il braccio può mettere in crisi anche un buon winch primario. Si sono registrate a bordo in Giraglia, non alla Sydney Hobart!, figure prossime alle 8 tonnellate di carico su uno sloop da 85’ in composito!
g.-
ULTIMA COSA che complica un po’ tutto! Sennò difficile divertirsi…no? La drizza può sviluppare carichi pari alla bugna qualora si voglia stupidamente cazzarla con la vela sotto pieno carico senza mollare la scotta. Tra l’altro bisogna considerare che il rinvio a quasi 180° della drizza in testa d’albero (o a ¾ per i frazionati) causa un incremento di carico del 20% su chi o su che cosa tesa la drizza in coperta. E di un 10% ulteriore causato dal rinvio del bozzello di mastra, portando ad un 30% in più di carico di quanto c’è sulla drizza per il winch.
Di converso, se non si è in fase dinamica, cioè non si sta regolando il sistema della drizza, ma si naviga con la vela a segno, questa perdita di efficienza nel sistema del 30% abbassa il carico che la drizza imprime sul winch, in quanto gli attriti su esposti si “mangiano” ben 30% del carico.
E da qui un altro motivo per cui la bozzelleria di mastra pare così piccola ed “inadeguata”.
h.-
da ciò non si deve far scaturire una mentalità troppa confidenziale e sicura nei confronti dei bozzelli di drizza. Un velaio ne ebbe sfigurata la faccia a causa di uno di questi bozzelli. E una buona scusa e buona ragione per controllare la vostra bozzelleria.
Buon vento a tutti!
22-09-2011 21:04
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danilofabbroni Offline
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Messaggio: #25
carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:albert ha scritto:
Mi fischiavano le orecchie.....infatti ero stato nominatoWinkWink

Un piccolo inciso: credo che Danilo Fabbroni dopo la pesciata in faccia che gli è stata tirata qui sul forum possa essere definito ex adv SadSad.

Poi: la complessità del discorso risulta immediatamente dal fatto che il titolo 'carichi di lavoro sulle vele' non corrisponda poi alla domanda 'in che percentuale la spinta sulla vela viene distribuita su penna, mura e bugna'

In linea di massima mi sembra sia chiaro che le forze aerodinamiche generate dal vento sulle vele (spinta) siano correlate anche se non direttamente ai carichi di lavoro sulle vele stesse.

Ma, come hanno già fatto notare rob e tiger, geometria e forma della vela possono cambiare radicalmente il rapporto tra le intensità delle forze.

In linea di massima, per semplificare, la vela (floscia) si comporta come un amaca che deve sopportare il peso di un uomo di 100 kg.
Se si sdraia nel centro, la forza peso di 100 kg si suddivide in due reazioni verticali di 50 kg sui vincoli, ovvero gli alberelli.
Se l'amaca è floscia, la proiezione di questi 50 kg sulle funi pressochè verticali darà un vettore di grandezza simile ai 50 kg.
Ma, se l'omone ha mal di schiena e vorrà tendere l'amaca, pur rimanendo invariati i vettori verticali da 50 kg, se li proietteremo sulle funi di vincolo, otterremo dei vettori sempre più importanti, tendenti ad infinito mano a mano che si vorrà tenere l'amaca in linea retta (finchè si romperà la fune o cadranno gli alberi, ma sempre con gli stessi 100 kg).

Un piccolo inciso: qui si capisce il grosso handicap della vela floscia rispetto a quella rigida: nella prima i carichi sulla scotta (e sulla drizza) nella regolazione comprendono quelli necessari a tenere in forma la balumina, nella seconda sono sufficienti solo quelli atti a contrastare la spinta aerodinamica. Morale: per cazzare la randa di oracle era sufficiente un paranco manuale 4:1, per cazzare quella di Alinghi serviva invece un pistone da decine di tonnellate e per movimentare il carrello due winches idraulici....

Tornando a noi: i carichi si possono conoscere solo conoscendo la geometria della vela, la forma che deve assumere e le forze aerodinamiche che si applicano.

Attualmente c'è stato un grosso sviluppo dei software di calcolo (dunque anche noi ne abbiamo uno) connessi al fatto che ora le vele vengono realizzate con le fibre 'customizzate' e dunque per sapere come e quante disporne non è più sufficiente l'indicazione di massima che bastava invece quando le vele erano fatte tutte con lo stesso materiale ed i DPI di fibra erano calcolati nel punto generalmente più sollecitato fuori dai rinforzi (al 10 % della balumina sopra il punto di scotta).

Questo software ha due 'rami': uno calcola le forze aerodinamiche della vela in base alla sua forma (che pesca direttamente dal software di progetto) ed alla sua regolazione e ne da le proiezioni sugli assi che interessano per valutarne l'efficienza (usualmente a 0 e 90° rispetto alla barca od alla rotta se si inserisce anche lo scarroccio). Il secondo invece calcola le tensioni sul materiale per poterlo definire e/o le deformazioni della vela quando sia stato definito il materiale.

Da ciò che mi dice normalmente il software: la suddivisione in percentuale dei carichi dipende molto dal rapporto di allungamento delle vele: le percentuali 40 scotta/35 penna/25 mura sono generalmente valide sui genoa e sulle rande poco allungate, mentre sui jib e sulle rande molto allungate la penna arriva quasi ai carichi della scotta, alleggerendo il carico della mura.

E' ovvio che poi se uno con poco vento tira a bestia la drizza i rapporti cambiano e penna e mura possono superare il carico della scottaWink.

I carichi sono un'oppppinione....42

Ciao
grazie per aver trovato il tempo di interessarti (ci diam del tu da velisti?) della mia modesta figura, sebbene casco letteralmente dalle nuvole alla citazione 'pesciate in faccia', e ancor di più dalla constatazione che per qualche motivo a me oscuro non vorrei più partecipare al forum. Per me è invece vero il contrario: un caso ha voluto che me ne sono disinteressato 'naturalmente' in quanto non ho ricevuto più segnalazioni di interventi sulle poche tematiche a cui avevo partecipato. Tutto qua. Ed inoltre il lavoro di fine stagione, pre-chiusura ferragostana, mi ha impegnato, come dire?, un poco, tagliando spazio alle mie noterelle, siano esse per il sito house-organ dell'Harken, http://www.technicalsailing.it, sia per Bolina, (colgo l'occasione per accennare alla disponibilità recentissima del mio libro ora in digitale, in ebook, presso il sito http://www.bolina.it/news/rigging-e-manu...book),)che per altre cose similari, fuori dalla vela ma sempre riguardante la 'carta imbrattata' di cui mi diletto non poco. Alta fedeltà, e 'Critica dei Costumi'.
Ora, grazie al tuo link, sono andato di nuovo a sbirciare nel sempre interessante Vs. forum e fugacemente ho notato le belle immagini del Mylius 65' e di nuovo, come dire?, un po’ ce ne sarebbe da commentare visto che la barca l'ho seguita io per quanto riguarda la 'cosa' Harken.
Detto questo, rimane inconfutabile che nel web internet si celino, grazie ed a causa dell'anonimato dato dagli pseudonimi tristi figuri, campioni della psicopatologia del vissuto quotidiano (un magistrale ritratto di questi figuri viene dato da Mauro Magatti, nel suo imperdibile volume 'Libertà immaginaria. Le illusioni del capitalismo tecno-nichilista, Feltrinelli, quando ritrae il 'trickster'), i quali conditi da un'infinita 'contadineria', zoticaggine, e volgarità sproloquiano senza nessun costrutto. Ma tant'è. Tutto si tiene, come si suol dire.
Ed a questo proposito forse tu ti riferisci, correggimi se sbaglio, alla microcefalica polemica sorta da alcuni a riguardo se un professionista fosse o meno legittimato a scrivere, e in dettaglio maggiore, alle obiezioni di un carneade che mi metteva in bocca cose non scritte. Visto che mi hai interpellato, cerco di chiarire di nuovo la faccenda come per altro feci nel sito. Concordo in primis che il professionista essendo per sua natura, felice o triste che sia!, prezzolato dalla ditta per cui lavora avrà una sua idea 'tendenziale' ma è proprio perché il professionista è 'marcato', è visibile (ed io lo ero in quanto a bell'apposta per questo motivo non mi celavo dietro nessun pseudonimo o mascheratura di sorta)che deve accettare, ed anzi!, promuovere lui stesso la sfida dell'onestà. Mi spiego, o provo a farlo. Io ho firmato dozzine e dozzine di articoli, oltre ad un testo sull'hardware e sul rigging, sin dal lontano 1989 (fui il primo a scrivere non un libro di rigging ma un articolo sull'argomento, sul Giornale della Vela), E SFIDO CHIUNQUE a non notare che sono stato equidistante dalla mia posizione lavorativa sempre e comunque. E questo non solo da quando lavoro all'Harken, 11 anni, ma anche quando mandavo avanti col mio caro amico Vittorio Vongher, la ditta di rigging Fabbroni & Vongher. Ho sempre messo in luce, e sempre lo farò, qualità e pregi, come i difetti, di ditte concorrenti con la massima imparzialità. Vuoi un saggio di ciò? Chiama Pierangelo Maffioli, e digli che gli vuoi parlare di me, e vuoi sapere dell'episodio in cui io, pur da acerrimi concorrenti (io e Vittorio importammo a fine anni '80 la cima Southern Ocean Ropes, per tutta Europa che era l'unica ad essere 'cerata' e nessun altra corderia la faceva) gli feci aperti complimenti scritti via fax per una sua pubblciità. E poi, per tagliar corto, basta leggiucchiare quanto vado scrivendo per accorgersi di ciò.
Quindi la replica stizzita di quel carneade sul fatto che c'erano sul mercato anche altri rigger bravi oltre a quelli autorizzati da Harken era malevola, pretestuosa e piccina: infatti avevo solo scritto come risposta ad una richiesta di un lettore che trovandosi in giro in Mediterraneo uno può reperire un cellulare di un bravo attrezzista. Sic et simpliciter. E difatti risposi a lui che di certo ero conscio e stimavo anche altri rigger esterni alla Harken, e questo senza nessun tipo di problema. Evidentemente s'era sentito sminuito nella sua immagine non appartenendo alla lista Harken ed avendo proprio lì a due passi da lui, un rigger di quella lista. Se uno ha problemi tali di 'immagine', vedi il trickster di cui sopra, è bene che si faccia curare. E al più presto.
A proposito della tua chiusura, io nel mio piccolo, e molto modestamente, conscio dell'immane compito, non perché sia davvero tale, ma perché ho mezzi limitati, mi sforzo in massima misura di non vedere il mondo velico tramite lo 'specolo' deformante Harken, e -bontà del mio lettore eventuale- si noterà, lo spero vivaddio!, che non spingo l'acceleratore della solita formuletta Harken = solo barche racing oppure = solo alto di gamma, primo perché non è vero, in quanto noi siam con la congerie di prodotti sfornati competitivi anche sul mercato crocieristico e quasi-fai-da-te, e secondo, non ultimo, perché non mi dimentico delle mie origini di velista povero (né bello!) fatta di Flying Junior Alpa Arancioni (i più terra-terra) e piccoli cabinati Meteor ...quando andava bene! e questa parte della vela mi paice ancora da morire!
In conclusione, e chiedo venia della mia prolissità, spero d'aver chiarito la mia posizione: di questa mail fanne quello che vuoi, anche a costo di usarla nel tuo forum a fini di chiarezza.
Sappi anche che ho dato il via di recente a proposte di serate nei circoli velici (forse due sono già nel paniere!) ove si discute con i soci e gli appassionati di attrezzatura di coperta. Appena avrò le date te lo farò sapere.
Per finire davvero, grazie della tua mail: ho apprezzato.
Se avessi altre cose da discutere..io son sempre qua...
22-09-2011 21:07
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tiger86 Offline
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Messaggio: #26
carichi di lavoro sulle vele.
E' giusto quanto dici e sono approrpiati i commenti su certi utenti del forum, ma sbagli su Albert.
Ad ogni modo quanta polemica...Disapprovazione
Qui siamo in sezione tecnica, parliamo di tecnica.Wink

Tra me e il mare comanda il tempo...
Leandro
22-09-2011 21:55
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fast37 Offline
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carichi di lavoro sulle vele.
Vabbè, al di là delle polemiche, grazie agli addetti ai lavori per interventi tecnici, molto interessanti. Se è vero che le informazioni su internet valgono quel che costano, averle GRATIS da persone competenti è una vera fortuna. Molto utile è la considerazione sui carichi che si creano cazzando una drizza qundo la vela è in pressione. In pratica si sottopone l'attrezzatura ad uno sforzo per il quale non è progettata. Purtroppo è una pratica più in voga di quanto uno possa pensare (soprattutto in regata)
22-09-2011 22:37
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danilofabbroni Offline
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carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:fast37 ha scritto:
Vabbè, al di là delle polemiche, grazie agli addetti ai lavori per interventi tecnici, molto interessanti. Se è vero che le informazioni su internet valgono quel che costano, averle GRATIS da persone competenti è una vera fortuna. Molto utile è la considerazione sui carichi che si creano cazzando una drizza qundo la vela è in pressione. In pratica si sottopone l'attrezzatura ad uno sforzo per il quale non è progettata. Purtroppo è una pratica più in voga di quanto uno possa pensare (soprattutto in regata)

Ci sono delle parole 'chiave' che mettono al riparo le menti dal ragionare. Una di queste è 'polemica'. Ogni qualvolta l'argomentazione diventa apparentemente complessa allora si alza la bandierina con su scritto 'polemica', dimenticando che nell'agorà, nella temperie delle discussioni incrociate nacque la nostra civiltà. Come non incrociar pareri se uno definisce uno status che non c'è mai stato? Perchè tanta sottigliezza ora e non quando si scrisse e si lesse del presunto 'pesce'? Non allontaniamo la voglia di chiarire delle situazioni, pur da posizioni lontane, agitando lo spauracchio della polemica. Se l'incrociar di scudi è fatto con specchiatezza d'animo è salutare: è la torbidezza invece che inquina, in polemica o senza polemica.
Detto con tutta la tranquillità della cosa, e col sorriso sulle labbra.
22-09-2011 22:51
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danilofabbroni Offline
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Citazione:danilofabbroni ha scritto:
Citazione:fast37 ha scritto:
Vabbè, al di là delle polemiche, grazie agli addetti ai lavori per interventi tecnici, molto interessanti. Se è vero che le informazioni su internet valgono quel che costano, averle GRATIS da persone competenti è una vera fortuna. Molto utile è la considerazione sui carichi che si creano cazzando una drizza qundo la vela è in pressione. In pratica si sottopone l'attrezzatura ad uno sforzo per il quale non è progettata. Purtroppo è una pratica più in voga di quanto uno possa pensare (soprattutto in regata)

Ci sono delle parole 'chiave' che mettono al riparo le menti dal ragionare. Una di queste è 'polemica'. Ogni qualvolta l'argomentazione diventa apparentemente complessa allora si alza la bandierina con su scritto 'polemica', dimenticando che nell'agorà, nella temperie delle discussioni incrociate nacque la nostra civiltà. Come non incrociar pareri se uno definisce uno status che non c'è mai stato? Perchè tanta sottigliezza ora e non quando si scrisse e si lesse del presunto 'pesce'? Non allontaniamo la voglia di chiarire delle situazioni, pur da posizioni lontane, agitando lo spauracchio della polemica. Se l'incrociar di scudi è fatto con specchiatezza d'animo è salutare: è la torbidezza invece che inquina, in polemica o senza polemica.
Detto con tutta la tranquillità della cosa, e col sorriso sulle labbra.
Poi un'altra addenda. Qui si parla di tecnica. Ma la tecnica non esiste in sè e per sè. La tecnica è un frangente dell'uomo, e tutto quello che si scorge come tecnica, e un portato dell'uomo. Se questo non è il fulcro del discorso, allora la tecnica ha validità pressochè uguale a zero. Uno dei più grandi rigger (letto nel enso di imbroglione....giacchè rigger vuol dire anche imbroglione) fu Heidegger che scrisse molto sulla tecnica: il suo decantare e 'centellinare' il concetto di tecnica conteneva appunto questo imbroglio che celava un uomo totalmente asservito. Come sempre, dietro ogni tecnica c'è l'uomo. se non capisci l'uomo, non capisci nessuna tecnica.
22-09-2011 22:56
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tiger86 Offline
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carichi di lavoro sulle vele.
La per le vie del borgo,
dal ribollir dei tini... Big Grin
Allora anche questa citazione è tecnica... è rigging...Blush
Dai Danilo non scherziamo, tu stai facendo della polemica su una frase di Albert scritta assolutamente in buona fede.Smile
Vai tranquillo che ci vuole ben altro per spaventarmi e issare bandierina...Wink

Io su tutto quel discorso sui rigger sono d'accordo con te, meglio giocare a carte scoperte... però guarda che in questo forum è stata ripresa gente per molto meno, a qualcuno è stato ordinato di togliere il link del proprio sito, quindi è comprensivo che la pubblicità di rigger 'prezzati' da una determinata casa abbia riscosso scalpore.
Certamente, ripeto, non a me che su questo sarei liberista come già detto più volte nel forum.

Resta il fatto che non mi hai ancora dato risposta, a me 'operaio' velico, che capisco più di pratica che di scienza, circa il rapporto che tutti riscontramo tra la tensione scotta e drizza in una vela non inferita come il gennaker.

Questa risposta tua ci interessa più delle tue citazioni 'filosofiche'Smile

Certamente non sei obbligato, ma se lo fai ti ringrazio fin d'ora.

Tra me e il mare comanda il tempo...
Leandro
23-09-2011 00:51
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sailor13 Offline
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Messaggio: #31
carichi di lavoro sulle vele.
Tiger, se la vela non è inferita, e vuoi che l'inferitura sia più tesa possibile (vuoi per stringere, vuoi per avolgere), devi dare alla drizza una tensione ben superiore a quella che daresti ad un genoa con garrocci o su Tuff Luff. Dato che spesso il winch di drizza non è sufficente, si risolve parancando la drizza.
Se non ci credi prova a tirare su il genoa senza inferirlo nel tuff luff e a bolinare...anzi non ci provare a farlo perchè rischi di rompere qualcosa.
23-09-2011 01:28
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tiger86 Offline
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Messaggio: #32
carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:sailor13 ha scritto:
Tiger, se la vela non è inferita, e vuoi che l'inferitura sia più tesa possibile (vuoi per stringere, vuoi per avolgere), devi dare alla drizza una tensione ben superiore a quella che daresti ad un genoa con garrocci o su Tuff Luff. Dato che spesso il winch di drizza non è sufficente, si risolve parancando la drizza.
Se non ci credi prova a tirare su il genoa senza inferirlo nel tuff luff e a bolinare...anzi non ci provare a farlo perchè rischi di rompere qualcosa.
No, no, ci credo scherzi è pure logico...
Ma era proprio questo che volevo dire, e che scrivevo nell'altra discussione, ossia che generalizzare è sempre sbagliato, i rapporti di tensione a mio avviso variano in funzione di più variabili.

Ad ogni modo cercavo di stimolare la discussione in modo che voi tecnici specialisti possiate arricchire tecnicamente l'argomentazione.Wink

Tra me e il mare comanda il tempo...
Leandro
23-09-2011 01:43
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lfabio Offline
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Messaggio: #33
carichi di lavoro sulle vele.
Io devo confessare che una certa vena polemica l' ho: ma non mi pare di aver riscontrato da parte di Danilo granche' di polemica nei confronti di Albert... per conto mio, ringrazio entrambi di presenziare e passar tempo ad arricchire il forum e mi auguro che entrambi lo faranno ancora a lungo!
23-09-2011 01:58
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luciano sanna Offline
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Messaggio: #34
carichi di lavoro sulle vele.
Tempo fa, nel trasferimento per una regata ad Alassio con un vecchissimo armatore/skipper a nome Vittorio Baietto detto 'il Gambalunga' per via della sua altezza, si parlava della velocità delle barche a vela quando usano il motore.
Mentre regatavamo con lui al timone e tutti noi a schiacciare in assoluto silenzio (era uno di stampo 'despota' che decideva ogni cosa) e accortosi che con randa e genoa facevamo esattamente 6,2 nodi che era la stessa identica velocita a motore del trasferimento, esordì nel silenzio generale con:
'Queste vele sviluppano 20 cavalli!'
Ci guardammo tutti in faccia appesi alle draglie, scoppiammo a ridere di gusto e dopo averci mandato a fankiulo un po' di volte riottenne il silenzio generale!!!
Scusate la pochissima aderenza al post, ma mi è tornato in mente. Big GrinBig Grin
23-09-2011 02:20
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quadrantef Offline
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Messaggio: #35
carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:danilofabbroni ha scritto:
h.-
da ciò non si deve far scaturire una mentalità troppa confidenziale e sicura nei confronti dei bozzelli di drizza. Un velaio ne ebbe sfigurata la faccia a causa di uno di questi bozzelli. E una buona scusa e buona ragione per controllare la vostra bozzelleria.
Buon vento a tutti!

Mamma mia quanto hai scritto Big GrinBig GrinBig Grin

Se il velaio era di Fiumicino ero a bordo Occhio neroOcchio neroOcchio nero

Ricordo che da 'pischello' Dany mi diceva...Scotta Yankee 3, e braccio spy, spacca winch.

Peccato il tuo poco partecipare, è sempre interessante ascoltarti.
23-09-2011 03:03
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Frappettini Offline
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Registrato: Oct 2007 Online
Messaggio: #36
carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:luciano sanna ha scritto:
Tempo fa, nel trasferimento per una regata ad Alassio con un vecchissimo armatore/skipper a nome Vittorio Baietto detto 'il Gambalunga' per via della sua altezza, si parlava della velocità delle barche a vela quando usano il motore.
Mentre regatavamo con lui al timone e tutti noi a schiacciare in assoluto silenzio (era uno di stampo 'despota' che decideva ogni cosa) e accortosi che con randa e genoa facevamo esattamente 6,2 nodi che era la stessa identica velocita a motore del trasferimento, esordì nel silenzio generale con:
'Queste vele sviluppano 20 cavalli!'
Ci guardammo tutti in faccia appesi alle draglie, scoppiammo a ridere di gusto e dopo averci mandato a fankiulo un po' di volte riottenne il silenzio generale!!!
Scusate la pochissima aderenza al post, ma mi è tornato in mente. Big GrinBig Grin

Big GrinBig GrinBig GrinBig GrinBig GrinBig GrinBig GrinBig Grin
23-09-2011 03:54
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albert Offline
Vecio AdV

Messaggi: 9.395
Registrato: Jun 2008 Online
Messaggio: #37
carichi di lavoro sulle vele.
Ammetto che potevo farmi i c..zi miei, risparmiarmi la frase sulle pesciate e le supposizioni sulle intenzioni altrui.....e ne chiedo venia.....

Ma confesso che non ho capito nulla di tutto il resto, ed in particolare dei forum, dei link, e delle mail che mi vengono attribuite.....proverò a rileggere con calma.

Ciao
23-09-2011 05:35
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ibanez Offline
Amico del forum

Messaggi: 991
Registrato: Mar 2007 Online
Messaggio: #38
carichi di lavoro sulle vele.
Cmq a parità di carico e di lunghezza di manovella, un winch dal diametro più piccolo cazza di più di uno grande, è per questo che i winch di drizza sono piccoli: si usano solo per cazzare a ferro gli ultimi 10 cm di drizza, mentre quelli del genoa devono essere grandi per cazzare kilometri di scotta.... É una Ulteriore prova di quello che dice Leandro (con il quale concordo sui carichi delle drizze....
23-09-2011 06:18
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Sebastian Offline
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Registrato: Feb 2009 Online
Messaggio: #39
carichi di lavoro sulle vele.
Citazione:ibanez ha scritto:
Cmq a parità di carico e di lunghezza di manovella, un winch dal diametro più piccolo cazza di più di uno grande, è per questo che i winch di drizza sono piccoli: si usano solo per cazzare a ferro gli ultimi 10 cm di drizza, mentre quelli del genoa devono essere grandi per cazzare kilometri di scotta.... É una Ulteriore prova di quello che dice Leandro (con il quale concordo sui carichi delle drizze....

Perché?

The crew wins the class, the weather wins the overall
23-09-2011 07:41
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lfabio Offline
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Messaggi: 4.872
Registrato: Sep 2010 Online
Messaggio: #40
carichi di lavoro sulle vele.
Non proprio ibanez: vedi altro thread aperto da Frappettini: devi anche fare i conti con la riduzione, non solo col diametro del tamburo.
23-09-2011 11:49
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