21-04-2010, 05:39
Una volta (ai miei tempi) per sverniciare il legno si 'lamava'.
Il procedimento era semplice….in apparenza, ma richiedeva una certa abilità.
A volte si usava lo speciale attrezzo che consisteva in una semplice striscia di acciaio, delle dimensioni di un paio di pacchetti di sigarette, spessa un paio di millimetri, con i bordi ad angoli vivi, che andavano ravvivati abbastanza spesso sulla mola fine.
Il più delle volte si prendeva una vecchia lastra di vetro, si incideva e si spezzava, sempre a spigolo vivo, e tenendone fra le dita un pezzo si grattava via la vernice, lasciando il legno già bello liscio.
A volte per ammorbidire la vecchia vernice trasparente, si usava un ferro da stiro caldo, appoggiandolo sulla parte senza bruciarla e passandoci subito la lama.
E' un lavoro che bisogna saper fare, faticoso e lungo, ma i risultati sono eccezionali.
Sono decine d'anni che non lo vedo più fare, ed un pò di più che non lo faccio io, ma si faceva.
Per i sottosquadri si usavano scalpelli di giusta misura, affilati come rasoi.
Poi sono arrivate le levigatrici, orbitali, rotorbitali, e simili, e si è persa la manualità per certi lavori, con buona pace delle tradizioni e della conoscenza “al tatto” del legno.
Per le macchie si usava una miscela di trementina vegetale e polvere finissima di pomice (il borotalco va bene uguale), della consistenza di una crema dentifricia, si spalmava sulla macchia (all’ombra ed al fresco) la si lasciava lavorare molte ore, ripetendo l’operazione fino alla scomparsa della macchia, poi via di lama di vetro.
Paglietta o carta fine a finire ed un bicchierino di bianco ogni tanto per corroborare braccia, mani e mente, nella ferma convinzione che più amorevole lavoro si sarebbe dato alla barca più te ne avrebbe reso, poi, nel tempo.
Ricordi, altra gente, altro amore per il lavoro, altro concetto della fatica, altro rapporto col tempo, regolato dal respiro del mare……
Il procedimento era semplice….in apparenza, ma richiedeva una certa abilità.
A volte si usava lo speciale attrezzo che consisteva in una semplice striscia di acciaio, delle dimensioni di un paio di pacchetti di sigarette, spessa un paio di millimetri, con i bordi ad angoli vivi, che andavano ravvivati abbastanza spesso sulla mola fine.
Il più delle volte si prendeva una vecchia lastra di vetro, si incideva e si spezzava, sempre a spigolo vivo, e tenendone fra le dita un pezzo si grattava via la vernice, lasciando il legno già bello liscio.
A volte per ammorbidire la vecchia vernice trasparente, si usava un ferro da stiro caldo, appoggiandolo sulla parte senza bruciarla e passandoci subito la lama.
E' un lavoro che bisogna saper fare, faticoso e lungo, ma i risultati sono eccezionali.
Sono decine d'anni che non lo vedo più fare, ed un pò di più che non lo faccio io, ma si faceva.
Per i sottosquadri si usavano scalpelli di giusta misura, affilati come rasoi.
Poi sono arrivate le levigatrici, orbitali, rotorbitali, e simili, e si è persa la manualità per certi lavori, con buona pace delle tradizioni e della conoscenza “al tatto” del legno.
Per le macchie si usava una miscela di trementina vegetale e polvere finissima di pomice (il borotalco va bene uguale), della consistenza di una crema dentifricia, si spalmava sulla macchia (all’ombra ed al fresco) la si lasciava lavorare molte ore, ripetendo l’operazione fino alla scomparsa della macchia, poi via di lama di vetro.
Paglietta o carta fine a finire ed un bicchierino di bianco ogni tanto per corroborare braccia, mani e mente, nella ferma convinzione che più amorevole lavoro si sarebbe dato alla barca più te ne avrebbe reso, poi, nel tempo.
Ricordi, altra gente, altro amore per il lavoro, altro concetto della fatica, altro rapporto col tempo, regolato dal respiro del mare……