Citazione:Messaggio di einstein
...per barche leggere (e carene plananti)? E per barche pesanti?
a mio avviso la differenza leggera pesante è solo uno dei fattori, per inquadrare il tutto il punto di partenza per l'analisi sono le condizioni di equilibrio tridimensionale di una barca che naviga a una data velocità: forze uguali e contrarie fra parte propulsiva e parte resistente, leggi vele e scafo, per far breve
il che significa essenzialmente comparare i grafici portanza/resistenza delle vele e quelli dell'insieme scafoderivatimone.
In pratica, la condizione di equilibrio (in termini diciamo di angolo al vento e velocità) per una barca con vele e parte immersa 'tirate' sarà diversa rispetto a quella di una barca con vele e scafo 'pacioccosi', con risultati diversi in termini di velocità e angolo al vento. Se portata bene la barca tirata va meglio
Se poi si pensa a una forza esterna che modifica momentaneamente la situazione di equilibro (una raffica? un'onda?), la forma della curva Cl e Cd delle vele e quella della parte immersa puo' essere talmente diversa da richiedere più o meno tempo per ritrovare l'equilibrio, con un risultato (angolo al vento e velocità) differente, è li' che sta la bella differenza.
Per fare un esempio: curve Cl/Cd 'arrotondate', danno componenti di portanza e resistenza che variano relativamente poco a seconda dell'angolo: la barca è 'tollerante', l'equilibrio si ritrova relativamente in fretta, a condizioni magari non troppo diverse da quelle precedenti.
Curve Cl/Cd più 'appuntite' (barche tirate?) danno una combinazione più performante di portanza e resistenza in un intervallo di angoli più ridotto, quindi la barca in generale 'va meglio'. Uscire dall'intervallo ottimale di utilizzo dei profili scafo o vele significa una diminuzione più drastica della performance, la barca si pianta.
E' tutto riprodotto in pratica: in una barca tirata si cerca di tenere sempre le curve nel punto di utilizzo ottimale, visto che l'intervallo di tolleranza è più piccolo bisogna starci più dietro, modificando i profili delle curve Cl/Cd delle vele, o utilizzando al meglio quello dello scafo. Una barca più tranquilla andrà meno bene di punta, ma avrà bisogno di meno attenzione perché le variazioni di portanza e resistenza sono meno importanti.
Per tornare alla domanda, vele magre/grasse = curve Cl/Cd di tipi diversi, scafiderive plananti/dislocanti idem, profili Cl/Cd diversi, con tutti i possibili equilibri intermedi
Per vedere quale sia l'influenza delle varie variabili, si puo' per esempio prendere una curva Cl/Cd di uno scafo determinato e applicargli la 'curva Cl/Cd di vele magre' e in seguito la 'curva ClCd di vele grasse' e vedere cosa cambia; poi prendere una curva ClCd di un piano velico fisso e vedere cosa succede quando lo si applica a due curve portanza/resistenza di scafi radicalmente diversi
esercizio interessante per l'inverno prossimo
bv r