ho preso l'anno scorso 60 nodi sotto raffica nello stretto di Gibraltar, a meno che non ti ci alleni giornalmente, tutto quello che fai con onde immense e vento immane è pregare che la smetta subito e timonare. Se si capovolge improvvisamente la barca sei fottuto e basta, poi se dal sito la gente riesce a fare cose da film, beh che pensassero seriamente di girare un film.
(27-05-2014 17:46)TestaCuore Ha scritto: [ -> ]scarroccia e basta se sei fermo e vuoi ripartire....ma se hai abbrivio io son convinto che orzerebbe! non ho mai fatot la prova :-D
però tutto va a favore dell'andata all'orza: le vele, lo sbandamento eccessivo che si creerebbe....per cui con una botta di timone si aiuterebbe.
Peccato manchi il "perno" della pinna.
Il centro di deriva, senza pinna, si sposta a poppa, vicino al timone.
Il centro velico é sempre li, quindi se prima (con la pinna), la barca era orziera, dopo sarà puggera.
Sono assolutamente convinto che non ci sia neanche il tempo di imprecare mentre ci si cappotta.
Concordo che la soluzione migliore è la prevenzione.
Da questa vicenda dobbiamo imparare che
1) il bulbo non è un pezzo unico parte dello scafo come pensavamo
2) lo scafo non è indistruttibile solo perchè quando statico regge le tre tonnellate del bulbo
3) se sbatto anche leggermente sulla sabbia, controllo scafo e madieri intorno al bulbo prendendo seriamente anche semplici microfratture nel rivestimento
4) devo controllare almeno ogni due anni la torsione di serraggio dei bulloni
5) devo controllare almeno ogni due anni che non ci siano delaminazioni nelle fazzolettature dei madieri allo scafo
6) devo controllare ogni alaggio che la chiglia non abbia movimento anche millimetrico
7) devo controllare spesso che non ci siano infiltrazioni di acqua che possano compromettere i prigionieri.
ma soprattutto se sospetto che ci sia un problema devo togliere la chiglia, controllare i prigionieri o se possibile sostituirli e rinforzare lo scafo e le fazzolettature.
Conosco alcune barche che come minimo avrebbero bisogno di rimuovere la chiglia e risigillare perchè dopo una decina di anni, anche se non penetra all'interno, con il movimento l'acqua raggiunge i prigionieri e anche l'acciaio inossidable si corrode...
Una prova pratica è di guardare se la giunzione "piange" per qualche ora dopo l'alaggio. Se "piange" anche dopo che la carena si è asciugata ... c'è acqua.
(26-05-2014 16:13)kermit Ha scritto: [ -> ]La chiglia vi abbandona all'improvviso per urto violento con un container durante una burrasca e di notte, siete in pozzetto legati all'ombelicale , la barca si rovescia all'istante, avevate il giubbotto di salvataggio e vi ritrovate spinto in alto sulla tuga, provate ad uscire ma urtate le draglie, dovete quindi nuotare verso il basso per scavalcarle e sganciarvi dalla barca, la zattera è nel gavone ecc ecc direi un incubo.
Ho fatto il corso Isaf sulla sicurezza e ne abbiamo parlato ma ora dopo l'incidente del first 40.7 in Atlantico questa cosa è di attualità, sto ripensando a molte cose in barca, ci sono tante riflessioni da fare.....
Hai omesso di scrivere; Scivolando cadete a sedere sul mezzomarinaio e e avete difficolta' a muovervi perche' avete un metro di tubo di alluminio che vi sporge dal sedere!
Eccheccavolo!!!
Di tutte le cose scritte una cosa per me è certa. Per continuare ad andare in barca non dovrei leggere questi 3d.
Anche io non mi terrei mai legato ad un compagno ma eventualmente se non si ha il mob terrei un ulteriore cimetta attaccata al compagno in modo che lo avverta dell'avvenuta caduta ma si rompa con pochi kg di carico, il dilemma e' la lunghezza dell'ombelico perche' se corto si rimane sotto in caso di ribaltamento, ma se lungo 4/5 metri il rischio cadendo e' che mi trascini la barca in velocita' facendomi affogare, per cui direi corto ma con sgancio rapido ma accetto consigli, che ne pensate ?
Da quel poco che capisco, analisando la foto dello scafo, lo spazio dello scafo dov'era attaccato il bulbo, nella sua parte centrale ha un colore diverso, come se la vetroresina fosse marcia (a causa di una antica infiltrazione?), se facciamo una comparazione con le parti verso i due prigionieri delle estremità, si riesce a vedere la differenza, o dico una giargianata??
P.S. non avevo visto che il grande mestre aveva segnalato quel che intendevo dire...
"[quote='Zerbinati Davide' pid='14674370' dateline='1401126548']
Direi che di pinne sradicate ne ho visto qualcuna.
Quando c'è lo strappo laterale del mat e delle fibre significa che la barca era delaminata. I Fisrt se in ordine grano senza problemi, basta che il controstampo sia ben incollato, altrimenti il fasciame pompa da far paura anche solo facendo forza a mano...e dai che ci dai, prima o poi si molla. Quindi niente urto a meno che non lo avesse preso su un bassofondo prima di partire. Bastano 3 nodi o poco più per far delaminare una barca così, sopratutto se versione a pescaggio lungo.
inoltre le rige nere ed il colore marrone fanno intuire che l'acqua fosse li da tempo. Una brutta storia che fa pensare sempre su cosa navighiamo. Questi temi li ho già ampiamente trattati nelle mie conferenze. Se guardate le statistiche han person più barche la pinna dopo il 2002 che prima. Purtroppo qui ci han lasciato le penne.
Comunque sono affondati un Alliage 42 la ed a Grdo si è spiaggiato un Dufour 40 che ho visto e anche li quando uno vede a cosa è attaccata la pinna ci pensa. Del resto l'industia vuole questo ed i clienti comprando le barche anche."
(27-05-2014 17:05)TestaCuore Ha scritto: [ -> ] (27-05-2014 14:51)Franzdima Ha scritto: [ -> ]Senza chiglia non puoi orzare, la barca è ingovernabile. Provate a sfilare la deriva da un laser in bolina ed avrete un'idea. Poi quando si è in navigazione col mare mosso il rumore di una porta che sbatte fa a pensare a tutto fuorché che si sia squarciato lo scafo. Il tempo di capire e ci sono 5000 litri d'acqua e l'albero è a 90°.
Dai ragazzi, non c'è una manovra corretta. E' come se in curva in autostrada si becca uno contromano.
non dimentichiamoci che la barca è normalmente orziera. Senza deriva orza e come!
Non credo. Praticamente ti ritrovi "in poppa", nel senso che la prua è orientata al vento ma non avendo più il perno della deriva la barca cammina di lato, in un'andatura che ha la direzione della poppa. Questo finché non si sdraia.
Anzi, rischi che il timone faccia da deriva e ti faccia poggiare la barca.
Non dimentichiamo, poi, che se perdi 1/3 del dislocamento la barca galleggia 30 cm più in alto della linea di galleggiamento e non essendoci più la deriva i discorsi del centro velico vanno a farsi benedire.
Insomma, con una barca da regata con le casse di zavorra, le derive mobili ed un professionista a bordo qualcosa si può fare.
Con una barca normale dubito che si riesca a manovrare.
La prima cosa da fare se si è su un basso fondale e la barca non si sdraia, magari perché si navigava a motore, è dare ancora.
La barca con vele cazzate ed andatura al traverso (quindi, figuriamoci di poppa) sbanda meno che di bolina con le vele che portano.
Non dimentichiamo che lo scafo in navigazione comunque ha una sua capacità di mantenere direzionalità.
Io non sono convinto....ascoltare l'opinione di un esperto
Di poppa nel senso che segue la direzione del vento, camminando di lato. In pratica tutto scarroccio senza avanzamento.
Lo scafo si ha una sua direzionalità, per carità, però con un danno così grave... secondo me si sdraia all'istante o quasi.
(26-05-2014 19:34)Franzdima Ha scritto: [ -> ] (26-05-2014 19:24)kermit Ha scritto: [ -> ]Con il bugliolo buttato dal pozzetto per prender l'acqua ci siamo/sono cascati tutti, si sottovaluta quanto tira una volta pieno, però se ragioniamo in termini tecnici alla fine sono pochi kg e solo che lo strappo impressiona, io uso spesso prendere l'acqua in navigazione per pulire il teak e non mi si è mai rotto un manico del bugliolo di plastica, penso che reggerebbe a pochi kg di strappo ma non si è mai rotto, quindi ....
Ma il bugliolo è piccolino ed una donna già fa fatica a contrastarlo. Figuriamoci 80kg, per di più vestiti, che cadono in acqua senza preavviso.
Credo veramente che trascinerei la mia signora in acqua, anche a costo di stanarla dalla cuccetta, o comunque le farei male e la metterei in condizioni tali da pregiudicare il mio recupero.
Quindi preferisco legarmi alla barca, anche perché la mia "lei" è una zavorra certificata, io di fatto navigo da solo.
troppo forte!
faccio i miei complimenti a kermit per avere aperto questa bellissima ed interessantissima discussione, io ho la zattera sulla coperta nell'apposita sella(non so se si chiama così)legata, ma devo dire che da rimuovere è molto pesante, non oso pensare quando ci si trova di notte al buio in mezzo al mare agitato cosa possa accadere.
Avrei pensato di trasferirla sullo specchio di poppa magari con un'apposita sede in acciaio inox after market appositamente predisposta sul pulpito di poppa, potrebbe essere un'idea?....diversamente non saprei dove metterla è pesa impestata.
Resta il fatto che nella vita ci vuole una buona dose di fortuna e tanto, ma tanto posteriore.....se penso poi le cose che mi sono accadute e sono ancora qui....
Io così avevo fatto ma poi lho rimessa nel gavone . Troppo invadente li a poppa. Alla fine ho montato epirb vicino ad un oblò in modo da recuperarlo senza entrare in barca. In mediterraneo si può stare qualche ora al max a mollo. ..se attivi epirb ti recuperano. Le possibilità di non avere il tempo di prendere la zattera nel gavone divi remote, ossia,solo se la barca ribalta (e ribalts solo se perde la chiglia).
Io ho lasciato scadere quella d'altura da 8 posti rigida trovata nella barca e ho intenzione di prendere una costiera (forse una d'altura) ma da 6 e con valigia morbida (magari con grab bag separata).
Dove posizionarla non ho ancora deciso. Nel gavone per uscitine veloci, forse legata al pulpito di poppa internamente in navigazioni più lunghe ed impegnative.
Attualmente è fissata sulla tuga a poppavia dell'albero tenendo conto che quella zona è quella dove scorre il tambuccio e che inoltre sull'Elan 340 tutta la tuga è un immenso carter sotto cui scorrono le cime. In effetti la zona di fissaggio indicata dal manuale è a pruavia dell'albero.
Comunque non capisco perchè sulle zattere con contenitore rigido non mettano delle maniglie, anche in tessile. Sollevare un oggetto simile, anche solo per gettarlo in mare, senza appigli in condizioni di mare agitato e in preda al panico/fretta/paura (o quello che volete) non è proprio una operazione semplice.
Bella discussione!!!
io e Simona eravamo in navigazione nel mare di Alboran quando via radio (amatoriale) sono giunte le prime notizie della disgrazia in oceano. Pace alle anime dei 4 membri dell'equipaggio.
Abbiamo fatto delle riflessioni e ci siamo detti che non avevano alternative se non quella di abbandonare e chiedere aiuti appena si erano accorti dell'acqua salata in sentina, forse anche per poca attenzione nel manutentare i prigionieri del bulbo.
A proposito di questo è emerso che un membro del nostro equipaggio ci ha detto che i prigionieri della sua barca sono arrugginiti e che non aveva mai dato risalto a questo problema.
Per quanto riguarda le accortezze da mantenere durante le navigazioni noi ci comportiamo così:
1) Giubbotto in ogni cabina per ogni occupante
2) Chi è di guardia giubbotto e cintura di sicurezza sopra la cerata (se necessaria) legati in un punto sicuro.
3) Epirb in pozzetto
4) Zattera nel gavone destinato
5) Sacca stagna di sopravvivenza ( all'interno c'è : fuochi e razzi, un gps portatile, due pezel, batterie, una pistola lancia razzi e presto un telefono satellitare)
6) Una buone dose di posteriore
Comunque se si perde il bulbo durante una navigazione difficile qualsiasi precauzione presa l'unica salvezza è solo la fortuna
Io personalmente credo che perdendo il bulbo la barca si ribalta quasi subito, e questo forse e' quasi un bene perche' se il tambuccio fosse chiuso la falla si troverebbe sopra .
Mi sembra che le barche tipo mini transat abbiano il tambuccio stagno , addirittura un mio amico che ha perso il bulbo durante una minitransat é rimasto diverse ore sul guscio rovesciato prima che lo ripescassero.