IanSolo
Vecio AdV
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regolatori di carica in parallelo
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- i regolatori hanno una tensione di regolazione in uscita stabilizzata, ma difficilmente sono perfettamente uguali, per cui non sarà possibile ripartire il carico in eguale misura, anche se i pannelli sono uguali ed egualmente illuminati.
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Questo e' vero solo al raggiungimento del livello di fine carica quando i regolatori operano a tensione costante, nelle fasi precedenti i regolatori lavorano di corrente e la tensione non ha alcuna rilevanza.
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- il risultato è che l'uscita di un regolatore influenza l'altro, ossia che uno potrebbe lavorare a pieno carico mentre l'altro è scarico, o meglio il carico viene ripartito in maniera casuale.
infatti nei generatori in parallelo la regolazione è ben più complessa di una semplice verifica della tensione d'uscita, ma c'è un regolatore unico che ripartisce e il carico tra i vari generatori.
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Trattandosi di somma di correnti non c'e' alcuna influenza reciproca se non nella determinazione del livello di fine carica che puo' essere influenzato (anticipato) a causa delle differenze di tensione cui si fa cenno ma va considerato che se e' considerato accettabile il comportamento del regolatore 'meno efficente' quando usato da solo deve essere altrettanto accettabile che l'insieme dei regolatori limiti la carica al valore da questo previsto.
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- in pratica, se un regolatore ha una soglia di taratura anche leggermente più alta dell'altro impedisce a quest'ultimo di dare carica anche se lui è in ombra e l'altro in piena luce.
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Valgono le stesse considerazioni soprariportate. Nella pratica la mia installazione (gia' lo raccontai in altra discussione) vede ben tre regolatori operare in parallelo, di questi uno di tipo piuttosto rozzo e due con ciclo a tre stadi, le misure dimostrano che non c'e' alcun impedimento ad operare e le correnti tranquillamente si sommano.
Se vogliamo considerare la cosa da un altro punto di vista possiamo osservare che un regolatore ha motivo di cessare la sua funzione interrompendo la corrente solo (per questo e' costruito) quando la batteria ha raggiunto la piena carica che e' dimostrata dalla tensione che si sviluppa ai suoi morsetti, ora che la piena carica sia stata fornita da lui stesso o da altra fonte e' perfettamente equivalente perche' e' comunque stata raggiunto il livello desiderato ed e' assolutamente corretto che il regolatore interrompa la corrente.
Non e' possibile ipotizzare una situazione in cui ai morsetti di un caricatore vi sia una tensione diversa da quella misurabile ai terminali della batteria da questo mantenuta in carica, non si puo' quindi affermare che piu' regolatori parallelati ai morsetti della stessa batteria possano avere o esprimere tensioni diverse.
Tutte queste mie considerazioni ovviamente non tengono conto delle minime differenze che ragionando finemente in effetti ci possono essere, ma nella pratica corrente che la piena carica venga raggiunta con qualche frazione percentuale in meno del massimo possibile non cambia nulla e chi volesse anche quella piccola carica puo' benissimo scegliersi un regolatore unico di adatta potenza ma perdera' il vantaggio (io lo ritengo importante) di avere comunque parte dell'impianto attivo anche in caso di guasto di uno dei regolatori.
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... oppure in una morsettiera collegata anche distante dalla batteria ma con cavi di diametro e qualità sufficiente da poter considerare la resistenza uguale a zero?
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Se la resistenza (e la caduta di tensione che ne consegue) e' tanto bassa da potersi considerare nulla e' come se i cavi non ci fossero.
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 12-12-2013 06:46 da IanSolo.)
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12-12-2013 06:43 |
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