skybet
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Più tela = più velocità ?
Cari colleghi ADV,
cercando di capire per gradi il delicato mondo delle prestazioni veliche vi chiedo conferma per fondare alcuni capisaldi concettuali.
E' d'obbligo premettere che l'infinita complessità di variabili proprie del mondo reale è qui considerata superflua nel definire solo concetti di modellistica idrodinamica basilare.
Correggetemi se sbaglio.
In andatura portante, ove lo scostamento tra il vettore di spinta (vento) e quello di avanzamento (velocità barca) siano nulli (poppa) o poco significativi (gran lasco, lasco) è vero che, nei limiti propri della velocità critica di quello specifico scafo, una maggior superficie esposta al vento massimizza la prestazione?
Esiste una formula semplificata che leghi il peso di una imbarcazione e la sua dervata attrito idrodinamico e la sua superficie velica con la velocità raggiugibile?
Sempre alle portanti occorre una energia circa 4 volte più grande di quella massima per innescare una planata. Ma una imbarcazione che abbia una deriva sommersa come tutte le barche a vela, è davvero in grado di planare?
Passando agli angoli minore o uguale di 90 rispetto al vento, ove lo scostamento tra vettore di spinta e vettore di avanzamento è signiifcativa, entra in gioco il piano di deriva, che ha il compito di opporre resistenza e orientare il vettore residuo.
L'esperienza insegna che in questi casi un'aumento della superficie velica è limitato dalla tendenza alla straorza. C'è modo di sapere quando una superifice sarà eccessiva ?
Aumentando la profondità si può tenere a riva più vela? Davvero? entro che limiti?
Infine: qunato fa guadagnare in entrambe le condizioni una vela a aridotto modulo elastico, tipo Mylar o Carbonio etc?
Ogni paziente contributo sarà ritenuto una perla preziosa coltivata nel guscio della vostra espreienza
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 26-02-2011 22:13 da skybet.)
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26-02-2011 05:42 |
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