30-06-2015, 06:42
Con meno di 10 nodi io lo faccio regolarmente perché arrivo in porto quasi sempre a farfalla o al gran lasco e non ho voglia di perdere tempo mettendomi prua al vento. A qualche centinaio di metri dall’imboccatura ammaino la randa e proseguo con il solo fiocco senza mai cambiare rotta. Davanti all’imboccatura accendo il motore, avvolgo il fiocco ed entro.
La tecnica è più o meno quella già descritta da bludiprua e bullo, ma non serve mettersi necessariamente a fil di ruota.
In pratica si fa il contrario di quello che si farebbe normalmente, orientando al vento la balumina anziché l’inferitura. Se non sei proprio a fil di ruota porti il boma un po’ sopra vento.
L’importante è non far appoggiare la vela da qualche parte (sartie, crocette, lazy jack) perché le pieghe che si formano nel tessuto creano incastri ostacolando la sua discesa.
Occorre lavorare contemporaneamente su drizza e balumina (lascando un po’ alla volta e accompagnando la discesa), ma senza tirare troppo perché è il lato della vela più delicato e non gradisce troppo questa sollecitazione (specie nei tagli cross-cut).
La balumina va tesa dolcemente in orizzontale e verticale quel tanto che basta per distendere il tessuto evitando che appoggi e per dargli un aiutino nella discesa (io ne approfitto anche per piegarla correttamente mano a mano che entra nel lazy bag). Meglio afferrarla sui rinforzi (es. bugne dei terzaroli).
Riesco a fare tutto da solo con l’ausilio del pilota automatico.
Oltre i 10 nodi la manovra si complica perché aumentano i carichi e la barca è più instabile per via del mare. Meglio acquisire dimestichezza con venti leggeri.
Ultima annotazione.
Ho una randa di circa 18 mq con 4 stecche lunghe senza carrelli (solo cursori). Ammainato il primo terzo (circa 3 mt), il resto scende da solo.
Ogni tanto pulisco la canalina dell’albero facendo scorrere dentro uno straccetto imbevuto di Chanteclair e lubrifico garrocci e cursori con qualche spruzzatina di grasso asciutto al PTFE (seguendo le istruzioni indicate sulla bomboletta).
Mai avuto problemi di issata e ammainata.
La tecnica è più o meno quella già descritta da bludiprua e bullo, ma non serve mettersi necessariamente a fil di ruota.
In pratica si fa il contrario di quello che si farebbe normalmente, orientando al vento la balumina anziché l’inferitura. Se non sei proprio a fil di ruota porti il boma un po’ sopra vento.
L’importante è non far appoggiare la vela da qualche parte (sartie, crocette, lazy jack) perché le pieghe che si formano nel tessuto creano incastri ostacolando la sua discesa.
Occorre lavorare contemporaneamente su drizza e balumina (lascando un po’ alla volta e accompagnando la discesa), ma senza tirare troppo perché è il lato della vela più delicato e non gradisce troppo questa sollecitazione (specie nei tagli cross-cut).
La balumina va tesa dolcemente in orizzontale e verticale quel tanto che basta per distendere il tessuto evitando che appoggi e per dargli un aiutino nella discesa (io ne approfitto anche per piegarla correttamente mano a mano che entra nel lazy bag). Meglio afferrarla sui rinforzi (es. bugne dei terzaroli).
Riesco a fare tutto da solo con l’ausilio del pilota automatico.
Oltre i 10 nodi la manovra si complica perché aumentano i carichi e la barca è più instabile per via del mare. Meglio acquisire dimestichezza con venti leggeri.
Ultima annotazione.
Ho una randa di circa 18 mq con 4 stecche lunghe senza carrelli (solo cursori). Ammainato il primo terzo (circa 3 mt), il resto scende da solo.
Ogni tanto pulisco la canalina dell’albero facendo scorrere dentro uno straccetto imbevuto di Chanteclair e lubrifico garrocci e cursori con qualche spruzzatina di grasso asciutto al PTFE (seguendo le istruzioni indicate sulla bomboletta).
Mai avuto problemi di issata e ammainata.
