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Giro del mondo con Bavaria 38 - Lavori su Timone
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RE: Giro del mondo con Bavaria 38 - Lavori su Timone
Dal My Dream mi è arrivata qualche giorno fa questa mail:
E' il 6 agosto, poco dopo pranzo, quando entriamo nell'affollata baia di Fiscardo, a Nord Est dell'isola di Cefalonia. Di ormeggiarsi al molo nemmeno a parlarne, saremmo dovuti arrivare almeno tre ore prima. Gettiamo quindi l'ancora e filiamo un cavo a terra, per tenerci fermi durante la giornata, evitando di toccare i numerosi vicini. I fondali degradano molto rapidamente, ma in genere se si da molta catena, questo tipo di ancoraggio è efficace. Siamo di fianco alla barca di alcuni amici, ci lanciamo una cima per avvicinarci e condividere il pranzo e qualche bicchiere sul nostro pozzetto. Durante il pomeriggio il numero di barche che eseguono la nostra stessa manovra aumenta vertiginosamente. Il nostro bordo di dritta, rimasto libero, vede prima una barca di olandesi tentare senza successo l'ancoraggio e successivamente una barca di connazionali, dopo averci spedato l'ancora, viene a fermarsi di fianco a noi. Ovviamente li invitiamo ad offrirci da bere per il disturbo arrecatoci.
Verso l'ora di sera la baia sembra un marina, con decine di barche che han dato l'ancora verso il centro e filato un cavo di poppa. Si sta così fitti che si potrebbe arrivare al paese camminando sui ponti delle barche. La situazione è resa più movimentata dall'incessante transito di traghetti e barche dirette al porto. Dopo cena, al culmine dell'affollamento, inizia a spirare una brezza da SE, che entra perfettamente nella baia, colpendo le barche al traverso, e inizia a mettere in tensione qualche ancoraggio. I primi skipper si affrettano a passare un secondo e un terzo cavo da poppa a terra, ma la situazione è sotto controllo. Dopo circa mezzora il vento ha raggiunto circa venti nodi, ed arriva una fastidiosa onda. La combinazione dei fattori fa si che qualche barca inizi a spedare, andando ad appoggiarsi su quelle vicine. Se la vede brutta una barca di 40 piedi che si ritrova sotto vento a un grande yacht a motore la cui ancora non ne vuole più sapere di far presa.
Il vento sale ancora e la situazione inizia a deteriorarsi, gli skipper che erano scesi a terra rientrano precipitosamente, lasciando amici e famiglie al ristorante. Una persona da sola può fare poco in questi casi, così insieme agli altri due membri del mio equipaggio, iniziamo ad aiutare le barche più vicine. Ormai al centro della rada c'è il caos di imbarcazioni che cercano di riportare a bordo l'ancora, magari con ancora il cavo di poppa, o intrecciate con altre imbarcazioni. Su tutte regna il grosso motoscafo di prima, la cui ancora ha sicuramente preso altre catene, e il cui comandante pensa di risolvere la situazione dando gas come un matto tra le altre imbarcazioni, a marcia avanti e indietro. Decidiamo, purtroppo troppo tardi, che anche per noi è ora di andarcene, sul nostro bordo di sinistra si sono appoggiate tre barche e la nostra ancora sta cedendo, facendoci avvicinare rapidamente alla costa. Lascio un membro dell'equipaggio sulla barca di un italiano, la cui famiglia era rimasta a terra e che da solo non riusciva a gestire la situazione. Riesco a recuperare uno dei due cavi filati a terra, l'altro lo abbandono, e inizio a salpare l'ancora. La manovra ci porta al centro della baia, ci taglia la strada a gran velocità lo stesso motoscafo di prima, ancora alle prese con la sua catena. Ci passa così vicino che con il pulpito urtiamo un suo parabordo. Appena passati, ingrana la retro e ci punta con la sua poppa, riusciamo a scansarlo, ci colpisce il tender di striscio e sparisce tra la folla di barche in difficoltà. Intanto sulle marre della nostra Delta passano le catene di altre due ancore, una riusciamo a toglierla a mano, per l'altra dovremo sacrificare il mezzo marinaio. Ora che siamo liberi fuggiamo a motore verso un ancoraggio riparato dove passiamo la notte.
Il giorno dopo torniamo a Fiscardo a recuperare il terzo membro dell'equipaggio e a vedere se troviamo la cima e il mezzo marinaio abbandonati. Ovviamente a recuperare la nostra cima ha già pensato qualcun altro. Poco male, ci resta da controllare se nella confusione abbiamo toccato il fondo, e dopo un breve bagno risulta sbeccato l'angolo posteriore in basso della pala del timone. Lo sbecco ha portato via il gelcoat, e spunta la vetroresina, urge una riparazione prima di riempire d'acqua la pala.
Mi procuro a Sami, 10 mg più a sud di Fiscardo, il materiale necessario (gelcoat e antivegetativa) e mi porto in una baia ben ridossata e con un buon fondale per eseguire la riparazione. Una volta ancorato e filati due cavi a terra, inizio a smontare i tiranti della ruota del timone e i manicotti d'acciaio che abbracciano l'asse. Con la drizza della randa mi fisso a un golfare avvitato su un foro che avevo fatto precedentemente filettare in cima all'asse. Una puleggia sul roll-bar farà si che la drizza lavori in asse con il timone. Lascando la drizza il timone scende (è più pesante dell'acqua), e quando è tutto fuori dalla sua sede, attacco allo stesso golfare la drizza del gennaker. Piano piano lasco la drizza randa e cazzo la drizza gennaker, il timone va fino a due metri sotto la barca, spostandosi verso prua. Sgancio la drizza della randa (che riattacco alla scaletta per non perdermi eventuali boccole) e isso il timone sul ponte, all'altezza delle sartie. A questo punto con una sega da ferro e una lima definisco i contorni dello sbecco, poi lascio asciugare e gocciolare il tutto per circa 18 ore. Intanto scendo a terra e griglio un pò di carne per cena.
La mattina dopo il timone è abbastanza asciutto (se avessi avuto tempo ce lo avrei tenuto una settimana a gocciare) da permettermi di mettere il gelcoat bicomponente, farlo asciugare e passare due mani di antivegetativa sulle parti lavorate. Verso l'ora di pranzo calo il timone in acqua, con l'asse ben cosparso di grasso marino, lo aggancio alla drizza della randa e lentamente lo porto in asse con la sua sede. il lavoro è abbastanza semplice e scorre senza intoppi. Dopo mezzora ho rimontato tutto, è ora di pulire un paio di gocce di antivegetativa cadute sul ponte e di rimettere a posto attrezzi e cime. Alla prova pratica il timone funziona esattamente come prima, purtroppo non ho modo di sapere ad oggi se la riparazione impedirà all'acqua di entrare e per quanto tempo. Ovviamente alla prossima carena sarà un punto da controllare, ed eventualmente da rilavorare.


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BV

Roberto
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 17-08-2015 08:57 da AdryGS35.)
17-08-2015 08:51
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RE: Giro del mondo con Bavaria 38 - Lavori su Timone - AdryGS35 - 17-08-2015 08:51

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