(07-12-2016 17:51)marcofailla Ha scritto: ma perché nessuno parla mai di profili delle vele?
per esempio mi chiedo quale sia la necessità di vele così piatte in barche così lente come gli yacht a vela anche da regata
ok, una slitta a vela sul ghiaccio fa cento nodi... con venticinque di reale...bisognerà dunque tenere conto di angoli di apparente molto stretti
ma una barca che ha un range di velocità da quattro a sette nodi??? perché così piatte?
...perché piatto nella mia testa significa tensione tendente a infinito e dunque necessità di materiali aerospaziali che pergiunta non bastano
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il piatto di suo non genera tensioni gigantesche quando la pressione e' modesta, come e' modesta la differenza di pressione tra i lati di una vela (si ragiona di massimo 20 kg su metroquadro..30 su un uragano, ammesso che il raddrizzamento lo consenta). in realta la tensione vera sta tutta sulla balumina, e non per effetto della pressione del vento ma della tensione della scotta. il problema e' avere una distribuzione di forme sulle sezioni della vela che siano abbastanza omogenee tra loro, mi verrebbe da rispondere che la balumina si progetta quasi "dritta" per ovviare ai limiti dei programmi di modellazione.. ma sarebbe una risposta molto lontana dalla realta, in realta la modellazione e' vicina (per quello che puo esserlo una tensostruttura rispetto ad un solido rigido) all' ottimo, i materiali tecnologici si usano non per resistere alle sollecitazioni (la forma di una vela in dacrono non e' diversa da quella di una vela in carbonio) ma per dare una risposta piu efficiente. una vela piu e' rigida meno energia assorbe (sotto forma di deformazione.. deformandosi assorbe lavoro) e questo si trasforma in piu potenza da scaricare sulla barca e sopratutto con una "direzione" migliore.
il problema (dai un occhio alla figurina di einstein sull' altro post.. quella di marchaj) e' che quello del vento e' un campo non conservativo (come si potrebbe dedurre da quella immagine) la viscosita dell' aria non e' paragonabile a quella degli elettroni o della gravita, ogni atto di moto lascia sul terreno molta energia.. energia persa.. la vela.. attaccata all' albero di una barca si comporta poi come un ammortizzatore.. non come una molla, quella forza che ti fa sbandare non la recuperi quando la barca lentamente torna dritta, la spendi in attriti.
dunque materiali tecnologici per guadagnare un decimino di nodo che.. rispetto a chi non ce l' ha.. so diversi secondi di differenza alla boa di arrivo.
in soldoni.. le barche so mezzi da corsa.. come i cavalli, e come i cavalli se ne metti due accanto si sfidano sempre e comunque.. il carbonio e' come la biada.. se gi dai da mangiare il dacron.. hai perso gia prima di partire se gli altri mangiano carbonio.
un dramma di calcolo.. testimoniato dalla vela del @lupetto e' che le vele nessuno le progetta per resistere a tutte le forze possibili, se tu pigi il freno della tua macchina, senza calare la pressione quando le ruote sono bloccate ma mettendoci tutta la tua forza quello non si rompe.. se lo fai regolando una vela e ce la metti tutta.. ci sta pure di tirare giu l' albero o.. di deformare per sempre la vela.