(13-12-2016 03:32)ghibli4 Ha scritto: Miei commenti
1) il lavoro eseguito dal pilota interno, a parità di condizioni esterne (vento, mare, etc) è identico a quello eseguito da un pilota esterno è identico a quello eseguito da un pilota esterno: adesso sono d'accordo.
2) non un watt di più non un watt di meno: Non sono d'accordo perché in disaccordo con i due punti seguenti e per la precisazione che li segue.
3) La coppia applicata all'asse: idem. Sono d'accordo.
4) Quello che cambia è la forza applicata al braccio: Sono d'accordo.
In 2 non sono d'accordo perchè immagino che tutti si voglia che sia l'inboard che l'esterno impieghino lo stesso tempo per manovrare.
Ma in conclusione arriviamo allo stesso punto del contendere:
"L'unico problema legato alla posizione verticale del punto dove viene applicata la coppia potrebbe essere dato dalla sua distanza dalle boccole che sostengono il timone e dalla rigidità trasversale dell'asse"
Esatto. Secondo me l'inboard è collegato molto più vicino alle boccole che sostengono il timone
Intanto chiedo io venia per avere usato i watt in una frase in cui parlavo di "lavoro" ma il discorso non cambia: i watt (potenza), joule (lavoro o energia) e newton metro (coppia) medi non possono essere diversi a meno di frazioni trascurabili dovute ad attriti un po' diversi.
Se parliamo di medie che sono sicuramente le quantità di rilievo, la velocità di intervento non conta.
La potenza richiesta dall'elettrovalvola o dalla frizione, come nota marocofailla, va considerata ma non può essere così rilevante.
D'altra parte se l'autopilota "inboard" è collegato più vicino alle boccole del timone, tanto meglio!
Molto sinceramente non vedo controindicazioni ad istallare un autopilota inboard tranne quella che ho citato all'inizio (la barra che sbandiera tra i maroni); se non è importante, tanto meglio!
Mi raccomando solo di fare bene i conti di meccanica che, d'altra parte, sono abbastanza elementari.
Daniele