21-02-2017, 12:38
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 21-02-2017, 12:56 da enio.rossi.)
[quote='IanSolo' pid='439056015' dateline='1487668283']
enio.rossi:
Parlo solo delle cose più semplici del bonding, evitando di analizzare il motore con o senza neutro a massa. Io penso che per avere una funzione la rete di metalli diversi bagnati dal mare,collegati da un filo debbano essere collegati ad un materiale (zinco) sacrificale che cede ioni al posto di tutti quelli collegati. Se fossero soltanto collegati tra loro ed immersi, il più debole di costoro sarebbe quello che cede ioni consumandosi.
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IanSolo:
In queste poche parole si e' sintetizzato correttamente il concetto. Purtroppo pero' non e' proprio semplice realizzare un buon circuito di bonding, serve un'analisi accurata sia sul modo di collegare gli elementi sia sulla scelta della corretta posizione e dimensionamento degli anodi sacrificali: il "fai da te" o il far fare al primo elettricista che capita puo' portare facilmente a peggiorare (anche gravemente) la situazone.
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enio.rossi :
La mia barca ha il sistema bonding dall'origine, credo fatto secondo le normative AY&IC e, almeno per le mie scarse conoscenze, è una cosa veramente complessa.
Una ragnatela di fili e straps di rame collega tutte le parti metalliche a contatto con l'acqua, incluso il motore Volvo (che a 'sto punto dovrebbe essere protetto) i tubi di riempimento di acqua e gasolio, il bulbo, ecc... A questo sistema è collegata anche la terra della AC ed il tutto è riportato a due zinchi ai lati del timone.
Ovviamente il motore (che è collegato al sistema bonding) non può avere il negativo della CC a massa ed ha un relé che attiva il collegamento solo all'accensione.
A mio avviso è una cosa enormemente complessa anche ad essere capita quando c'è. Figurarsi a farla.
Mi piacerebbe però avere un confronto con qualche AdV che abbia una barca fatta con lo stesso sistema, perché enormi dubbi mi assillano ad esempio nel caso uno dei collegamenti si ossidi o si interrompa per qualche motivo.
enio.rossi:
Parlo solo delle cose più semplici del bonding, evitando di analizzare il motore con o senza neutro a massa. Io penso che per avere una funzione la rete di metalli diversi bagnati dal mare,collegati da un filo debbano essere collegati ad un materiale (zinco) sacrificale che cede ioni al posto di tutti quelli collegati. Se fossero soltanto collegati tra loro ed immersi, il più debole di costoro sarebbe quello che cede ioni consumandosi.
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IanSolo:
In queste poche parole si e' sintetizzato correttamente il concetto. Purtroppo pero' non e' proprio semplice realizzare un buon circuito di bonding, serve un'analisi accurata sia sul modo di collegare gli elementi sia sulla scelta della corretta posizione e dimensionamento degli anodi sacrificali: il "fai da te" o il far fare al primo elettricista che capita puo' portare facilmente a peggiorare (anche gravemente) la situazone.
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enio.rossi :
La mia barca ha il sistema bonding dall'origine, credo fatto secondo le normative AY&IC e, almeno per le mie scarse conoscenze, è una cosa veramente complessa.
Una ragnatela di fili e straps di rame collega tutte le parti metalliche a contatto con l'acqua, incluso il motore Volvo (che a 'sto punto dovrebbe essere protetto) i tubi di riempimento di acqua e gasolio, il bulbo, ecc... A questo sistema è collegata anche la terra della AC ed il tutto è riportato a due zinchi ai lati del timone.
Ovviamente il motore (che è collegato al sistema bonding) non può avere il negativo della CC a massa ed ha un relé che attiva il collegamento solo all'accensione.
A mio avviso è una cosa enormemente complessa anche ad essere capita quando c'è. Figurarsi a farla.
Mi piacerebbe però avere un confronto con qualche AdV che abbia una barca fatta con lo stesso sistema, perché enormi dubbi mi assillano ad esempio nel caso uno dei collegamenti si ossidi o si interrompa per qualche motivo.
