01-07-2017, 18:43
Due parole serie tanto per averne un’idea.
Tralasciando le barche da lavoro e le vele quadre, una volta i vecchi sloop avevano grandi rande, auriche prima e marconi poi, con boma lunghissimi e fiocchi a tre quarti.
Le rande auriche erano enormi rispetto ai fiocchi e manovrarle e terzarolare richiedevano un equipaggio numeroso, abile e spericolato; l'uso della controranda rendeva le cose un po' meno faticose, ma non più semplici.
Le rande marconi, quando enormi, non è che semplificassero molto le cose, ma stringevano meglio il vento e per questo furono presto preferite; l’attrezzatura era più semplice anche se di dimensioni più generose (scotte, sartie e manovre grosse così), ma la gente c’era e sapeva cosa fare.
In quegli armi, c’era un fiocco solo e la maggior parte della spinta era data dalla randa enorme.
Poi, per vari motivi, si passò ai cutter che avevano due fiocchi e rande appena un po’ più contenute, le manovre erano un po’ più semplici solo perché i carichi in gioco erano poco minori.
Su questi armi, dal traverso in giù, oltre ai fiocchi, alle trnchette e ai nonni dei genoa (più grandi dei fiocchi, ma non ancora armati in testa), si armavano a prua le cose più varie: boleri, fiocchi a pallone (nonni degli spy), scopamare, uccelline, anche rimandati sui nonni degli attuali tangoni.
In seguito, cominciando le vele a essere confezionate in Dacron e tessuti sintetici, e non più in lino, cotone Makò e tessuti naturali, complici anche le nuove regole di regata, s’inventarono i genoa, armati in testa.
Già tramontate le rande auriche, le rande assunsero una dimensione più umana, mentre le vele di prua diventavano più grandi: genoa 130/160% e cose simili, mentre per le portanti s’incominciarono a vedere spy sofisticati, tagli triradiali, e cose simili.
Per le brezze, reacer, cerca vento, drifter e cose simili.
Poi sempre per la prua ci furono i code zero, gli asimmetrici eccetera.
Per i ventoni alla già nota tormentina, si affiancano le trinchette (quelle di moderna concezione), gli olimpici (solent) i fiocchi 1,2,3, eccetera.
Oggi si vede di tutto e di più, ma questo è un altro cinema.
Ma veniamo alla tua domanda.
Negli anni 80 c’era già di tutto, un rapporto tra prua e poppa non si può definire così in generale, il piano velico del progettista dice già come deve (dovrebbe) essere in equilibrio la barca; la discriminante è la posizione del centro velico rispetto al centro di deriva, spostandolo a prua la barca è poggera, al contrario è orziera.
Ne consegue che grandi rande fanno stringere bene, grandi fiocchi un po’ meno, ma la barca cammina di più (non è proprio così, ma semplifichiamo il concetto, perché dipende anche dall’aggolettamento dell’albero, dalle linee da’acqua, eccetera).
Molto semplicemente, se riduci a prua, presto devi ridurre anche a poppa per non faticare sul timone.
Dato che quando c’è ventone in genere si bolina poco, è automatico ridurre prima la randa ma dato che rollare un genoa è più semplice che terzarolare una randa, è facile che si faccia il contrario. Da qui rande rollabili e discussioni da 200 post sui forum.
Interessanti teorie (Ernesto docet) dicono che senza le rande, o con rande embrionali e solo fiocchi le barche vadano uguale e siano più semplici da manovrare, questo più che un’opinione e un fatto dipendente da come, dove e con chi si va.
Personalmente essendo barcasingle, sono spesso andato con solo genoa (con un po’ di vento e non con le brezze) e la barca fino alla bolina larga è sempre andata benissimo.
Quindi dire che rapporto è ottimale non si può se non parlando di una specifica barca; dire se ridurre prima a prua e poi a poppa, non si può in generale, dipendendo da molte cose: barca, andatura, vento, quantità delle mani a bordo, capacità, e anche gusti personali.
Con certezza si può solo dire che rollare un genoa, per grande che sia, è sempre più semplice che terzarolare una randa, per piccola che sia.
Il tutto detto così, semplificando molto i concetti, tanto per dare uno spunto di riflessione alla domanda fatta e senza pretendere d’insegnare nulla a nessuno.
Tralasciando le barche da lavoro e le vele quadre, una volta i vecchi sloop avevano grandi rande, auriche prima e marconi poi, con boma lunghissimi e fiocchi a tre quarti.
Le rande auriche erano enormi rispetto ai fiocchi e manovrarle e terzarolare richiedevano un equipaggio numeroso, abile e spericolato; l'uso della controranda rendeva le cose un po' meno faticose, ma non più semplici.
Le rande marconi, quando enormi, non è che semplificassero molto le cose, ma stringevano meglio il vento e per questo furono presto preferite; l’attrezzatura era più semplice anche se di dimensioni più generose (scotte, sartie e manovre grosse così), ma la gente c’era e sapeva cosa fare.
In quegli armi, c’era un fiocco solo e la maggior parte della spinta era data dalla randa enorme.
Poi, per vari motivi, si passò ai cutter che avevano due fiocchi e rande appena un po’ più contenute, le manovre erano un po’ più semplici solo perché i carichi in gioco erano poco minori.
Su questi armi, dal traverso in giù, oltre ai fiocchi, alle trnchette e ai nonni dei genoa (più grandi dei fiocchi, ma non ancora armati in testa), si armavano a prua le cose più varie: boleri, fiocchi a pallone (nonni degli spy), scopamare, uccelline, anche rimandati sui nonni degli attuali tangoni.
In seguito, cominciando le vele a essere confezionate in Dacron e tessuti sintetici, e non più in lino, cotone Makò e tessuti naturali, complici anche le nuove regole di regata, s’inventarono i genoa, armati in testa.
Già tramontate le rande auriche, le rande assunsero una dimensione più umana, mentre le vele di prua diventavano più grandi: genoa 130/160% e cose simili, mentre per le portanti s’incominciarono a vedere spy sofisticati, tagli triradiali, e cose simili.
Per le brezze, reacer, cerca vento, drifter e cose simili.
Poi sempre per la prua ci furono i code zero, gli asimmetrici eccetera.
Per i ventoni alla già nota tormentina, si affiancano le trinchette (quelle di moderna concezione), gli olimpici (solent) i fiocchi 1,2,3, eccetera.
Oggi si vede di tutto e di più, ma questo è un altro cinema.
Ma veniamo alla tua domanda.
Negli anni 80 c’era già di tutto, un rapporto tra prua e poppa non si può definire così in generale, il piano velico del progettista dice già come deve (dovrebbe) essere in equilibrio la barca; la discriminante è la posizione del centro velico rispetto al centro di deriva, spostandolo a prua la barca è poggera, al contrario è orziera.
Ne consegue che grandi rande fanno stringere bene, grandi fiocchi un po’ meno, ma la barca cammina di più (non è proprio così, ma semplifichiamo il concetto, perché dipende anche dall’aggolettamento dell’albero, dalle linee da’acqua, eccetera).
Molto semplicemente, se riduci a prua, presto devi ridurre anche a poppa per non faticare sul timone.
Dato che quando c’è ventone in genere si bolina poco, è automatico ridurre prima la randa ma dato che rollare un genoa è più semplice che terzarolare una randa, è facile che si faccia il contrario. Da qui rande rollabili e discussioni da 200 post sui forum.
Interessanti teorie (Ernesto docet) dicono che senza le rande, o con rande embrionali e solo fiocchi le barche vadano uguale e siano più semplici da manovrare, questo più che un’opinione e un fatto dipendente da come, dove e con chi si va.
Personalmente essendo barcasingle, sono spesso andato con solo genoa (con un po’ di vento e non con le brezze) e la barca fino alla bolina larga è sempre andata benissimo.
Quindi dire che rapporto è ottimale non si può se non parlando di una specifica barca; dire se ridurre prima a prua e poi a poppa, non si può in generale, dipendendo da molte cose: barca, andatura, vento, quantità delle mani a bordo, capacità, e anche gusti personali.
Con certezza si può solo dire che rollare un genoa, per grande che sia, è sempre più semplice che terzarolare una randa, per piccola che sia.
Il tutto detto così, semplificando molto i concetti, tanto per dare uno spunto di riflessione alla domanda fatta e senza pretendere d’insegnare nulla a nessuno.
