31-10-2017, 13:18
Vorrei aggiungere un paio di contributi dopo poco più di un anno usando randa su boma avvolgibile (un modello custom di Velscaf installato dal precedente armatore):
- in issata mai avuto il più piccolo problema. Ho sempre usato il winch elettrico (Andersen 48 singola velocità) e francamente (prima di leggere i post) non avevo mai riflettuto sul fatto che una randa su carrelli salirebbe più in fretta: onestamente i casi in cui 10" in meno farebbero la differenza mi sfuggono. Mi riservo invece di verificare se riuscirei ad armarla azionando manualmente il winch. Avrei bisogno quasi sicuramente di un aiuto poichè il mio dispositivo di avvolgimento ha la cima a circuito chiuso e mentre la drizza issa la randa bisogna recuperare il capo che esce dal dispositivo di riavvolgimento o si incattiverebbe nel boma o a base albero. Normalmente faccio da solo ma ovviamente se devo faticare al winch della drizza qualcuno dovrà recuperare
- in ammainata ho preso dimestichezza col tempo ma rimane una manovra che devo fare con molta attenzione. In pratica se voglio essere sicuro che il tessuto non faccia nessuna piega (ad esempio all'ultimo avvolgimento quando penso di non uscire per qualche tempo...) devo mettermi vicino all'albero, modulare la "resistenza" della drizza e a volte fermare momentaneamente la manovra per modificare leggermente l'altezza del boma ( nella mia esperienza viene meglio se parto col boma un po più alto e poi lo abbasso qualche cm quando sono stati avvolti i primi mt, quanto meno dopo aver avvolto la stecca bassa. Qualcuno ha fatto prove simili o ha commenti? Sicuramente io sono penalizzato dal fatto che ho poca tolleranza longitudinale e parto più alto col boma per essere sicuro che la inferitura non venga inizialmente verso prua ( il mio boma è chiuso a prua dell'inferitura, se vi arrivassero le stecche farebbero un disastro...). A giudicare dal filmato postato da ganzuria la mia randa mi sembrerebbe avere una forma che si ingrassa di più sopra alla base e concordo che con rande più piatte di forma ci dovrebbero essere minori problemi.
- non mi sono ancora trovato in situazioni di vento forte. Ho navigato (relativamente poco) con brezza tesa e con la randa parzialmente avvolta ( e quasi più per prudenza, per anticipare situazioni e sforzare meno.. oltre che per migliorare il confort per la famiglia...) ma anche solo con 20 di apparente devo mantenere sotto carico le cime del circuito di avvolgimento per impedire alla vela di svolgersi con la tensione di drizza. Certo potrei far predisporre un "blocco" che impedisca al tamburo di ruotare senza bloccarlo con la tensione della cima ma sarebbe sufficiente ad avere una forma decente? All'altezza della 3 stecca (su 5... Una seconda mano generosa) il velaio aveva predisposto rinforzo e anelli in tessuto In inferitura e balumina e online ho trovato un interessante filmato su presa di terzaroli "quasi tradizionale" con randa avvolgibile. Ecco il filmato:
[hide][Video: https://youtu.be/w7qBcTXD264][/hide]
Se non funziona potete cercare su youtube "Reefing the Main Using In-boom Furling on Merlin" Qualcuno ha esperienza o commenti?
- in issata mai avuto il più piccolo problema. Ho sempre usato il winch elettrico (Andersen 48 singola velocità) e francamente (prima di leggere i post) non avevo mai riflettuto sul fatto che una randa su carrelli salirebbe più in fretta: onestamente i casi in cui 10" in meno farebbero la differenza mi sfuggono. Mi riservo invece di verificare se riuscirei ad armarla azionando manualmente il winch. Avrei bisogno quasi sicuramente di un aiuto poichè il mio dispositivo di avvolgimento ha la cima a circuito chiuso e mentre la drizza issa la randa bisogna recuperare il capo che esce dal dispositivo di riavvolgimento o si incattiverebbe nel boma o a base albero. Normalmente faccio da solo ma ovviamente se devo faticare al winch della drizza qualcuno dovrà recuperare
- in ammainata ho preso dimestichezza col tempo ma rimane una manovra che devo fare con molta attenzione. In pratica se voglio essere sicuro che il tessuto non faccia nessuna piega (ad esempio all'ultimo avvolgimento quando penso di non uscire per qualche tempo...) devo mettermi vicino all'albero, modulare la "resistenza" della drizza e a volte fermare momentaneamente la manovra per modificare leggermente l'altezza del boma ( nella mia esperienza viene meglio se parto col boma un po più alto e poi lo abbasso qualche cm quando sono stati avvolti i primi mt, quanto meno dopo aver avvolto la stecca bassa. Qualcuno ha fatto prove simili o ha commenti? Sicuramente io sono penalizzato dal fatto che ho poca tolleranza longitudinale e parto più alto col boma per essere sicuro che la inferitura non venga inizialmente verso prua ( il mio boma è chiuso a prua dell'inferitura, se vi arrivassero le stecche farebbero un disastro...). A giudicare dal filmato postato da ganzuria la mia randa mi sembrerebbe avere una forma che si ingrassa di più sopra alla base e concordo che con rande più piatte di forma ci dovrebbero essere minori problemi.
- non mi sono ancora trovato in situazioni di vento forte. Ho navigato (relativamente poco) con brezza tesa e con la randa parzialmente avvolta ( e quasi più per prudenza, per anticipare situazioni e sforzare meno.. oltre che per migliorare il confort per la famiglia...) ma anche solo con 20 di apparente devo mantenere sotto carico le cime del circuito di avvolgimento per impedire alla vela di svolgersi con la tensione di drizza. Certo potrei far predisporre un "blocco" che impedisca al tamburo di ruotare senza bloccarlo con la tensione della cima ma sarebbe sufficiente ad avere una forma decente? All'altezza della 3 stecca (su 5... Una seconda mano generosa) il velaio aveva predisposto rinforzo e anelli in tessuto In inferitura e balumina e online ho trovato un interessante filmato su presa di terzaroli "quasi tradizionale" con randa avvolgibile. Ecco il filmato:
[hide][Video: https://youtu.be/w7qBcTXD264][/hide]
Se non funziona potete cercare su youtube "Reefing the Main Using In-boom Furling on Merlin" Qualcuno ha esperienza o commenti?
