Un’altra cosa molto importante è la superficie velica.
A volte si tende ad essere sovrainvelati o sottoinvelati rispetto alle esigenze, che sono quelle di non andare troppo piano (per non essere in balia delle onde) ma neppure troppo forte (perché obbliga il timoniere e l'attrezzatura ad uno sforzo supplementare, espone a rischi di ingavonate, ecc. ecc.).
Ovviamente non mi riferisco alle esigenze del regatante
A molti sarà capitato di trovarsi improvvisamente con la barca molto sbandata e il timone duro o che addirittura va in stallo, ma prendendo semplicemente una mano la situazione cambia completamente e tutto si “normalizza”. Al contrario, con poca tela ti senti sbattutto da tutte le parti, ma togliendo una mano (o aprendo un po’ il genova) la barca si stabilizza e inizia navigare che un piacere.
In fondo le vele sono il motore della barca e le cose funzionano un po’ come in un'automobile che richiede sempre la marcia ottimale.
Come molti sanno la spinta del vento aumenta in funzione del quadrato della velocità.
Grossomodo questo significa che se con 10 nodi la superficie velica ottimale è 40 mq, con 20 nodi non è 20 mq ma 10 mq. e con 40 nodi non è 5 mq ma 2,5 mq.
Ciò influisce anche sulla quantità di tela da togliere quando il vento rinforza.
All'inizio la quantità è tanta (nel passaggio da 10 a 20 nodi ci sono ben 30 mq in eccesso), ma poi si riduce con l'aumentare del vento (da 20 a 40 nodi sono “appena” 7,5 mq).
Ovviamente la proporzione non è così automatica perché quando aumenta il vento aumenta anche il mare per cui è necessaria più potenza rispetto ad una situazione con mare calmo.
E poi il vento forte spesso è molto rafficato per cui occorrerebbe cambiare marcia in continuazione…
Individuata la superficie velica ottimale (o di compromesso) valgono infine i discorsi già fatti su come sia meglio esporla al vento (tutta Randa o tutta vela di prua o ripartita equamente su entrambe).