<blockquote id='quote][size='1' face='Verdana,Arial,Helveti' id='quote]Citazione:<hr height='1' noshade id='quote]
Messaggio inserito da mania2
rispiegalo perchè a trovarlo non ci riesco
<hr height='1' noshade id='quote]</blockquote id='quote][color='quote]
Ci provo:
Premetto che è una spiegazione molto semplicistica e priva di quantificazioni, ma serve per comprendere alcuni meccanismi per la messa a punto e per la regolazione delle vele in bolina.
Il primo principio fondamentale è che alla forza laterale creata dalle vele immerse nel fluido aria deve corrispondere un’identica forza laterale creata dalle appendici immerse nel fluido acqua.
Il secondo è che per creare la forza laterale le appendici devono lavorare con un certo angolo di incidenza. Maggiore è la forza laterale da sviluppare, maggiore è l’angolo di incidenza necessario, a parità di superficie e di velocità, ovviamente.
Escludiamo tutte le opzioni di trim tab, canards, derive asimmetriche e limitiamoci ad una lama di deriva zavorrata solidale con la carena e ad una pala di timone orientabile.
Dunque l’angolo di incidenza della lama di deriva coincide inequivocabilmente con l’angolo di scarroccio di tutta la carena; la carena che procede su una rotta diversa da quella che coincide con il suo asse di simmetria, crea una resistenza addizionale. Dunque, se limitiamo l’angolo di scarroccio, otteniamo di fare un miglior angolo al vento ed una miglior velocità, ovvero massimizziamo la VMG.
Abbiamo detto che a parità di superficie e velocità del fluido, più forza da sviluppare corrisponde a maggior incidenza/scarroccio. Dunque la soluzione è minimizzare la forza. Ipotizziamo che la regolazione delle vele sia ottimale ed invariabile; non ci resta dunque che affidare parte della forza laterale alla pala del timone.
A questo proposito, le situazioni si possono riassumere in:
• Barca poggera: per procedere in linea retta la pala del timone è all’orza e dunque crea una forza laterale con lo stesso verso di quella creata dalle vele e contrario a quella della lama di deriva; dunque questa forza deve essere contrastata da quella creata dalla lama e dunque l’angolo di incidenza/scarroccio aumenta; peggiora l’angolo di bolina, aumenta la resistenza di carena.
• Barca neutra: abbandonando la barra la barca procede in linea retta, dunque la pala del timone si dispone a bandiera nella direzione del moto (non al centro); tutta la forza laterale del piano velico è contrastata da quella della lama di deriva, dunque incidenza/scarroccio medi; unico vantaggio, la ridotta resistenza della pala del timone, che non deve creare forza laterale; situazione migliore della precedente, ma perfettibile.
• Barca orziera: per procedere in linea retta la pala del timone è alla poggia e dunque crea una forza laterale con verso contrario di quella creata dalle vele e stesso verso di quello della lama di deriva; dunque questa forza va sottratta a quella che deve creare la lama e dunque l’angolo di incidenza/scarroccio diminuisce; vantaggi: si migliora l’angolo di bolina, si diminuisce la resistenza di carena.
La barca si può dunque rendere orziera aumentando il rake, oppure dosando la potenza della randa e del jib.
Qual è il limite da ricercare di quest’ultima situazione ? Quello in cui la resistenza creata dalla pala del timone che crea portanza non vada ad annullare i benefici della riduzione dello scarroccio e della resistenza della carena…….e qua, oltre agli strumenti, ci vuole un po’ di sensibilità, soprattutto per adattare le regolazioni alle diverse situazioni…..
Ciao