Grazie per il ripasso della vite, manovra che mi é sempre piaciuta eseguire sopratutto in aliante ed in CAP 10-21,

rimane il fatto che la parte in stallo dell'ala non ha una depressione ma non ha nulla (se non la resistenza, che aumenta esponenzialmente, dovuta ai vortici di distacco dei filetti fluidi)....permettimi di ricordarti che il cicalino( avvisatore di stallo) é tarato per suonare prima dello stallo vero e proprio altrimenti non avrebbe senso, quindi devi insistere ancora un poco prima di andare effettivamente in stallo aumentando ancora di qualche grado l'angolo (come detto cloche alla pancia) o aspettando che l'aumentata resistenza ti faccia perdere ancora un pò di velocità. Rimane il fatto che in acqua non esistono portanze ma solo resistenze proprio perché i liquidi come già detto sono incomprimibili, così la facciamo breve. Quindi parlare di 'stallo della deriva' anche se può andare bene a livello 'gergale' non va bene a livello 'fisico'. Il buon monsieur Bernulli, quando usava i liquidi nei suoi esperimenti osservava solo parte del fenomeno, che con i liquidi a quel tempo era più facile da osservare, cioé l'aumento della velocità nella strozzatura e ovviamente i vortici di resistenza dovuti all'attrito con le superfici di contatto. L'incomprimibilità non permetteva di osservare il resto del fenomeno per cui si doveva necessariamente passare ad un gas, cosa che ha fatto nei suoi studi. Ricordiamoci anche che il l'uso del teorema di Bernulli é molto semplificativo rispetto alla totalità del fenomeno aerodinamico della portanza su un'ala (gas) e viene usato sopratutto a livello scolastico per non complicarsi la vita e senza mai considerare gli attriti. Chi dovesse usarlo per spiegare quello che avviene sulla lama di deriva (liquido) commette un grande errore se lo spiega come se l'acqua fosse un gas perché non funziona così.
Tornando al nostro amico, é molto probabile che la sua ala (vela) sia stata con un angolo di attacco al vento troppo stretto ma non ancora in un vero e proprio stallo( angolo superiore a 22° e non superiore a 28° circa al vento apparente), altrimenti avrebbe visto la vela fileggiare (angolo inferiore a circa 22° al vento apparente). Il fenomeno avvenuto allo scafo a causa della perdita di velocità causata a sua volta dalla perdita di forza aerodinamica sulla vela, non é altro che una diminuita resistenza allo scarroccio, dovuto dalla perdita di velocità, che é aumentato facendo scivolare più lateralmente lo scafo. Questo effetto (spostamento laterale) sommato alla diminuzione di velocità di avanzamento, ha fatto perdere sensibilità al timone che é risultato essere più neutro. La equazione giusta é minor velocità= minor resistenza e non 'PORTANZA' li sotto, stalli intesi come perdita della 'depressione' non esistono. Rimane valido invece per la vela che Velocità del flusso= Portanza ( diminuzione di pressione sull'estradosso) con i limiti che ci sono anche li, quindi corretto indicare le manovre di aumento dell'angolo di attacco al vento delle vele per eliminare lo stallo parziale e riprendere forza aerodinamica, magari poggiando con il timone cosa che se non é possibile perché non più 'attivo' per la poca velocità lo scafo farà ugualmente da solo per l'aumentato scarroccio laterale.
Per il resto, grazie della informazione sulla 'cura', sono felice di essere uno dei pazienti visto che oramai sono 'terminale'


Ciao
P.S. Se la memoria non mi inganna c'erano anche dei parapendii della Phonix? e se si,fai ancora le revisioni delle ali che avrei un Paratech da controllare?
P.s.p.s. Anche io non faccio solo il velista
