grazie a dio in fisica le cose non si improvvisano come stai facendo tu!
ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, la deriva ed il timone con una piccola partecipazione dello scafo assorbono tutta (e dico tutta perche altrimenti il primo principio non sarebbe rispettato) la pressione del vento sulla vela!
deriva e timone hanno una superficie di due ordini di grandezza inferiore a qualla delle vele,
dunque la differenza di pressione tra le facce deve essere di due ordini di grandezza superiore a quella delle vele, la differenza di pressione tra le facce di una vela non e' influente ai fini della valutazione di una variazione di p(leggi ro), in effetti si arriva a malpena a 5 kg per metro quadro contro i piu di 10.000 che servono a raddoppiare la densita!
ma dove l' hai letto che le chiglie si fanno lunghe per lavorare in acque piu fredde..allora i piani velici si allungano per lavorare coi venti geostrofici?
le chiglie si allungano per limitare gli attriti tra cui limitare la massa necessaria a realizzare lo stesso momento raddrizzante... e il peso di una barca influisce pesantemente sull' attrito
lo scarrocio di una barca, importante rispetto alla perdita di quota di un aereo e' dovuto alla resistenza, quella delle appendici, quella dello scafo, quella delle vele e del rig.. prova a frenarlo il tuo aereoplanino che so vacendogli trainare un gommone, poi me lo racconti che prua tieni!
comunque ci tenevo solo a precisare che le barche a vela hanno le vele sopra e sotto.. e quelle sotto so ali importanti come quelle sopra..
ps. in regata ... e' quasi sicuro che perdi ma non per gli attriti..