La crimpatura va fatta in un certo modo secondo le applicazioni, con la pinza adatta e i capicorda giusti.
Per gli impianti civili, vanno ben i capicorda stagnati e la pressatura normale.
Per la nautica si stagna prima il cavo (magari usando i cavi stagnati), poi si crimpa e volendo si ripassa col saldatore.
Sempre va applicato il termoretraibile sul terminale: per isolare il collare del capocorda, per evitare i guai di qualche eventuale baffo, e usando anche i colori della guaina termoretraibile per qualificare ulteriormente il cavo.
La stagnatura dei cavi si può fare o a saldatore, o dovendone fare parecchi e di grosso diametro, con il pentolino e la scatolina dell’acido.
Ma per fare questo tipo d’impianti, veramente a regola d’arte, e usando magari anche i morsetti e gli accessori Rina, bisogna essere ben attrezzati, avere una certa competenza, e spendere parecchio: quanti lo fanno?
Anche in barche blasonate, dal costo che meriterebbe la quotazione in Piazza Affari, non sempre li ho visti.
In tutte le nostre barche (umane, sudate e vissute) è giocoforza ricorrere a ragionevoli compromessi, mediando la giusta sicurezza a misura di Euro.
Mi pareva fosse fuori discussione che il difetto riscontrato fosse dovuto allo scioglimento della colla del nastro, o ai guai (tanti) che provoca l’uso indiscriminato e scorretto del CRC o di altri impiastri di vario genere.
Se Rap fa questo tipo di confusioni, è meglio che non ci guardi nemmeno negli impianti della sua barca.