La prima cosa che mi viene da dire è che se un motore nuovo, appena montato, supponendo corrette le manovre di accensione (candelette, batteria in ordine, ecc.) stenta a partire, il meccanico che ha eseguito il lavoro, non so a te, ma a me dovrebbe dare parecchie spiegazioni e molto convincenti.
E dovrebbe avere una non comune dialettica per convincermi che, trovare acqua nel motore sia un caso sfortunato o la conseguenza di una mia azione errata, se fossi sicuro di aver chiuso la valvola della presa a mare del raffreddamento prima di lasciare la barca.
Ma prima di passare alle vie di fatto (legali s’intende) considera alcune note che pur non esaurendo l’argomento, spero lo chiariscano un poco.
E’ di una certezza assoluta il fatto che se c’è acqua nell’olio di lubrificazione o c’è un errore di montaggio o c’è un errore di manovra. La sfiga, almeno in questo caso, c’entra poco.
Anche poca acqua emulsionata all’olio gli fa cambiare colore, quindi la presenza d’acqua è un fatto facilmente riscontrabile al minimo accadere.
Senza entrare nella teoria del funzionamento del motore Diesel, nell’immediato a te interessa sapere poche cose.
E’ possibile che facendo girare il motore con il solo motorino d’avviamento, senza che parta, nei condotti di scarico entri acqua, ma non è facilissimo perché: prima di tutto il motore dovrebbe girare trascinato a lungo (roba di un paio di minuti, con buona pace della batteria); poi perché il cilindro girando sfiata l’aria che aspira dai collettori d’aspirazione nello scarico e quest’aria contrasta in parte l’ingresso dell’acqua di ritorno che, dopo aver riempito marmitta e tubo di scarico, rientra dal riser. Però la pressione dell’aria spinta non può contrastare a lungo la sovrapressione dell’acqua quindi alla lunga vince l’acqua che oltretutto, come tutti i liquidi, non è comprimibile.
Dalle fasce elastiche dei cilindri l’acqua non può fisicamente passare nella coppa dell’olio, per il semplice motivo che le fasce (fasce elastiche, segmenti, o come le si vuol chiamare) hanno il compito di permettere la compressione dell’aria nei cilindri con valori fino a 25 volumi ad 1, cioè con pressioni fortissime; ne consegue che le fasce non devono (possono) far passare l’aria, figuriamoci come potrebbe passare l’acqua che ha densità ben maggiori.
Infatti, se nel cilindro c’è acqua, il motorino d’avviamento o non riesce a far girare il motore, o, se ce la fa perché ha sufficiente spunto o perché in un altro dei cilindri si verifica la combustione, il pistone piega la biella e si blocca tutto. Anche se le fasce fossero rovinate il pistone gripperebbe nel cilindro.
Sarebbe teoricamente possibile che una quantità minima d’acqua, già presente nella camera di scoppio, passasse nella coppa nei primi attimi di funzionamento quando cioè l’olio di lubrificazione non ha ancora raggiunto le camicie creando quel velo sottilissimo che collabora con le fasce nella tenuta della pressione nel cilindro; ma in questo caso la temperatura di combustione del gasolio farebbero vaporizzare quella contenuta nel cilindro dove avviene la combustione e potrebbe passare solo quella di altri cilindri. E’ anche da considerare che i condotti d’immissione dell’olio nelle camice sono alimentati dalla pompa ad ingranaggi che spinge l’olio in pressione, quindi il tempo a disposizione dell’acqua per passare è poco.
Se la guarnizione della testa è rotta o bruciata, c’è commistione di acqua, olio, gasolio, in vari punti e per vari motivi, e questo fatto si manifesta con chiara evidenza in molti modi, ma non è questo il caso in questione (lo spero, per te e per il meccanico).
Con il motore montato in tutto o in parte sotto la linea di galleggiamento, è facile che non chiudendo la relativa presa a mare o a barca molto sbandata, per il principio dei vasi comunicanti, l’acqua di mare rimasta nei condotti di raffreddamento sia aspirata ed attraverso la camicia del riser invada il tubo di scarico, riempia la marmitta, risalga nei condotti di scarico, passi in uno o più cilindri che abbiano la/le valvole di scarico aperte, rientri nella/nelle valvole di aspirazione e da qui, attraverso il filtro dell’aria, allaghi la barca.
Senza arrivare a questo, però, la cosa che mi invento più probabile (col guardare e col toccare la risposta si può dare) è che una modesta quantità di acqua, seguendo la strada ora descritta, sia passata nella coppa dell’olio attraverso il tubo per il ricircolo dei vapori di olio, che mette in comunicazione la coppa con i condotti di aspirazione.
E questo credo basti a capire che non montare il siphon break è una grave imprudenza, assimilabile al non montare la valvola a valle di una presa a mare.
Ribadisco che il riser non è sempre sufficiente a spezzare l’effetto sifone.
Di più, senza vedere è difficile dire.
Le barche sono affascinanti personalità complicate, spesso scontrose, a volte dispettose, nel contempo lascive e ritrose, ne ho incontrata perfino una con una caratteropatia di tipo borderline; e fra le loro braccia il facile diventa difficile, il difficile probabile. Ma forse è per questo che le amiamo.
Tam, ritrova la tua serenità e cerca di sdrammatizzare, sapendo che se nella vita stai sulle palle a qualcuno, ad altri sei simpatico.
E’ sempre un dispiacere leggere o ascoltare disavventure d’altri, qualunque ne sia l’origine. La vita è una ruota e chi ride oggi piangerà domani, e basta avere pazienza per ridere domani di chi rideva oggi.
E chi ha orecchie per intendere, in tenda, gli altri in roulotte.