Fonti autorevoli e perché no, fra queste mettiamo anche il già citato Tross, riportano che una barca di una decina di tonnellate di dislocamento eserciti con 40 nodi una trazione di circa 350 kg, che diventano circa 700 kg con vento a 60 nodi.
Con tale intensità la catena (se tutta catena) va in tensione, non è elastica e trasferisce interamente lo sforzo ed ogni strappo dovuto all'eventuale moto ondoso alle strutture di coperta, bitte, occhi di cubia, prua medesima.
E se qualcosa deve cedere non è detto che sia la catena, facile che sia "qualcosa" della prua della barca.
La linea mista consente la dovuta elasticità del sistema e risponde meglio agli strappi, arrivando ad allungarsi fino al 30% prima di arrivare al punto di rottura.
Lo spezzone di catena di dimensioni e lunghezza appropriate serve invece a far lavorare l'ancora parallela al fondo e ad evitare la consunzione della linea di ormeggio su eventuali rocce.
Bullo citava il carico di lavoro. Vero che è molto inferiore al carico di rottura, Però con una barca di 10 tonn. un carico di 1.350 kg sembra più che sufficiente a dare garanzie in condizioni anche estreme.
Non sono un tecnico di materiali ma, a prescindere dal carico di rottura, mi sembra che ci sia una certa differenza fra carico di lavoro statico e dinamico.
Se appendo al soffitto con la suddetta cima cima una barca di 2 tonnellate e ce la lascio tutto l'inverno è diverso dal far sopportare alla stessa cima occasionali trazioni sopra al carico di lavoro.
Siccome di qualcuno, e della sua esperienza professionale, bisogna pur fidarsi è facile trovare tabelle redatte da rigger, produttori di ancore, costruttori di imbarcazioni, che danno indicazioni circa i possibili abbinamenti barca/ancora/catena/tessile.
Se poi la pratica e l'esperienza personale confermano la teoria, tutto di guadagnato.
A titolo esemplificativo la tabella prodotta da Plastimo.
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