30-01-2009, 23:02
Voglio raccontarvi un episodio che potrebbe essere utile per alcuni e forse anch'io posso raccogliere informazioni utili.
Un pomeriggio di ottobre sono partito da Marina di Salivoli diretto nel golfo di Procchio insieme a altre tre barche; a bordo di ciascuna solo lo skipper. Siamo usciti con un sud-ovest forza 7 perchè al mattino successivo alle 8,30 avevamo tutti quanti un impegno con persone alloggiate all'hotel del Golfo. Siamo usciti non perché incoscienti o pazzi ma perché sapevamo che dopo 40 minuti di navigazione necessari per traversare il canale di Piombino, dopo Capo della Vita saremmo stati ridossati dal mare anche se non proprio dal vento. Ho aperto il solo genoa e a mano a mano che il vento nel canale rinforzava l'ho rollato riducendolo sempre più. A un certo punto mi sono accorto che lo scottino aveva esaurito i giri sul tamburo e non era più possibile ridurre. Non me ne sono preoccupato perche erano rimasti solo circa 2 metri di tela che mi permettevano di viaggiare e stabilizzare la barca.
A un certo punto ho sentito un colpo e di botto si è aperto tutto il genoa. Con 35 nodi di vento le violente sventolate della vela mettevano in crisi l'alberatura e quindi non ho avuto alternativa che mettere la prua al vento e mollare di colpo la drizza per ammainare la vela. Purtroppo da solo non ho potuto evitare che andasse in acqua anche se trattenuta dai tre punti di penna, mura e scotta. Ho provato a tirarla su ma appesantita dall'acqua non ci sono riuscito. Ho temuto di perdere la barca. Fortuna che per l'istinto di evitare che la vela andasse a finire nell'elica, ho inserito la marcia indietro e la barca lentamente ha preso a ruotare a marcia indietro, la vela sie è stesa in avanti sgonfiandosi dell'acqua e ho potuto tirarla su e fissarla alle draglie.
Che cosa era successo? Lo scottino era arrivato a fine corsa e il rocchetto di plastica del rollafiocco diviso in due e tenuto insieme da due alette a scatto si era aperto per la rottura di una delle due alette liberando tutta la vela. Pazzia: la mia vita è stata legata alla tenuta di due alette di plastica perché la ditta costruttrice del rollafiocco non ha sufficentemente messo in evidenza che è assolutamente necessario che sul rocchetto rimangano due o tre spire per evitare la pericolosa situazione nella quale ero incappato.
Ho riparato il rollafiocco evitando di rimontare un rocchetto di plastica, sostituito con uno di acciaio inox tenuto insieme da ageguate fasciette inox autocostruite di adeguato spessore.
Ora ho un altro problema: il rocchetto, anche se sopra dimensionato rispetto a quello originale, non ha sufficenti spire per chiudere il genoa nuovo che ho fatto. Voglio modificarlo rendendolo simile al Profurl. Qualche amico ha già esperienza in merito? Grazie per l'attenzione e scusate se sono stato troppo lungo.
Un cordiale saluto,
Marco
Un pomeriggio di ottobre sono partito da Marina di Salivoli diretto nel golfo di Procchio insieme a altre tre barche; a bordo di ciascuna solo lo skipper. Siamo usciti con un sud-ovest forza 7 perchè al mattino successivo alle 8,30 avevamo tutti quanti un impegno con persone alloggiate all'hotel del Golfo. Siamo usciti non perché incoscienti o pazzi ma perché sapevamo che dopo 40 minuti di navigazione necessari per traversare il canale di Piombino, dopo Capo della Vita saremmo stati ridossati dal mare anche se non proprio dal vento. Ho aperto il solo genoa e a mano a mano che il vento nel canale rinforzava l'ho rollato riducendolo sempre più. A un certo punto mi sono accorto che lo scottino aveva esaurito i giri sul tamburo e non era più possibile ridurre. Non me ne sono preoccupato perche erano rimasti solo circa 2 metri di tela che mi permettevano di viaggiare e stabilizzare la barca.
A un certo punto ho sentito un colpo e di botto si è aperto tutto il genoa. Con 35 nodi di vento le violente sventolate della vela mettevano in crisi l'alberatura e quindi non ho avuto alternativa che mettere la prua al vento e mollare di colpo la drizza per ammainare la vela. Purtroppo da solo non ho potuto evitare che andasse in acqua anche se trattenuta dai tre punti di penna, mura e scotta. Ho provato a tirarla su ma appesantita dall'acqua non ci sono riuscito. Ho temuto di perdere la barca. Fortuna che per l'istinto di evitare che la vela andasse a finire nell'elica, ho inserito la marcia indietro e la barca lentamente ha preso a ruotare a marcia indietro, la vela sie è stesa in avanti sgonfiandosi dell'acqua e ho potuto tirarla su e fissarla alle draglie.
Che cosa era successo? Lo scottino era arrivato a fine corsa e il rocchetto di plastica del rollafiocco diviso in due e tenuto insieme da due alette a scatto si era aperto per la rottura di una delle due alette liberando tutta la vela. Pazzia: la mia vita è stata legata alla tenuta di due alette di plastica perché la ditta costruttrice del rollafiocco non ha sufficentemente messo in evidenza che è assolutamente necessario che sul rocchetto rimangano due o tre spire per evitare la pericolosa situazione nella quale ero incappato.
Ho riparato il rollafiocco evitando di rimontare un rocchetto di plastica, sostituito con uno di acciaio inox tenuto insieme da ageguate fasciette inox autocostruite di adeguato spessore.
Ora ho un altro problema: il rocchetto, anche se sopra dimensionato rispetto a quello originale, non ha sufficenti spire per chiudere il genoa nuovo che ho fatto. Voglio modificarlo rendendolo simile al Profurl. Qualche amico ha già esperienza in merito? Grazie per l'attenzione e scusate se sono stato troppo lungo.
Un cordiale saluto,
Marco
