I carrozzieri usano fondi (cioè primer con doppia funzione, aggrappante e riempiente) epossidici che poi ricoprono con smalti poliuretanici (colorati e trasparenti di protezione) per la loro elevata resistenza a graffi e abrasioni. Sono prodotti ottimi anche per uso marino a costi sensibilmente inferiori rispetto agli analoghi prodotti reperibili nei negozi di materiale nautico. Qui però si sta discutendo di prodotti da costruzione e non da finitura, cioè le “resine” su cui ci sarebbe molto altro da dire. Ad esempio quella normalmente chiamata poliestere è la ortoftalica (la più economica e un tempo anche la più utilizzata nelle costruzioni navali). Leggermente migliori sono le poliestere isoftaliche. Poi sono arrivate anche le vinilesteri con caratteristiche che si avvicinano alle epossidiche, ma anche nel prezzo. Conoscendole e sapendo scegliere, oggi si possono comprare epossidiche per uso generale (quindi buone sia per laminazioni che incollaggi e strutture in legno) con 10 €/kg che, per lavori di laminazione, all’incirca si dimezzano perché l’epossidica ha una capacità impregnante quasi doppia rispetto alla poliestere, senza considerare che una laminazione in epossidica ha caratteristiche fisico meccaniche decisamente superiori. Poi c’è sempre qualcuno (parlo di piccoli lavori come i nostri) che, credendo di risparmiare, continua ad essere legato alle poliestere ortoftaliche, ma credo che siano posizioni più che altro prese per tradizione e affezione anziché per effettiva conoscenza dei materiali da costruzione che si evolvono nel tempo. Forse l’unico vantaggio della resina poliestere è nella semplicità d’uso perché richiede molta meno precisione nel dosare l’elemento induritore, quindi più adatta a coloro che qui chiamiamo "i pastrocchioni" o "pastrucciòn"