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Osmosi dopo due anni in secca
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Osmosi dopo due anni in secca
@Leonardo696 senti facciamo cosi': io faccio finta di non accorgermi del tuo tono che dimostra livore e stizza e ti rispondo come se tu avessi equivocato il senso del post, il che' e' abbastanza vero ho scritto che non credo che i periti nautici li usino proprio perche' si tratta di strumenti non specifici per la diagnostica nei plimeri e quindi non in grado di dare valori di riferimento assoluti il durometro in scala shore D effettua una misurazione in base alla penetrazione di una punta all'interno del materiale da testare e riporta un valore che si riferisce ad una determinata scala, in questo caso la scala D (che e’ quella piu’ adatta a resine poliestere ed epoxy ) ora proviamo a ragionare in modo intelligente: sappiamo che una determinata resina legante, costituente il nostro composito e' a rischio di fenomeno osmotico tanto maggiore quanto sara’ il suo grado di permeabilita' alla diffusione dell'acqua io ti dico che su resina poliestere ed epossidica questa permeabilita' e' direttamente proporzionale anche alla durezza superficiale, in pratica nei sistemi poliestere nautici minore e' la durezza shore maggiore e' la capacita' della resina di assorbire acqua abbiamo quindi stabilito una relazione tra due parametri: la durezza superficiale del legante e la sua capacita' di resistere al fenomeno cosiddetto osmotico ora pero' noi NON sappiamo quale dovesse essere in origine il valore di durezza superficiale originale, e francamente per la valutazione che noi dobbiamo fare non c'importa molto quindi procediamo nel fare una serie di rilevazioni di confronto tra la parte non immersa in acqua e la parte sopra la linea di galleggiamento Queste due rilevazioni dovranno darci dei valori che si scostino di poco tra di loro perche' e' sicuro che il manufatto e' stato costruito in modo omogeneo se invece riscontriamo che la durezza shore della parte al di sotto della linea di galleggiamento presenta una durezza inferiore , allora noi abbiamo ottenuto un'importante indicazione che ci conferma l'esistenza di un processo degenerativo del legante quindi abbiamo ottenuto, non un dato assoluto, per questo non abbiamo bisogno del blocchetto di riscontro o di taratura, perche' esso serve per tarare lo strumento secondo la scala di riferimento e a noi non interessa se lo shore che ci segna lo strumento e' 79 ed invece sarebbe 76.... a noi interessa esclusivamente verificare che il valore sia costante e non presenti elevate differenze tra opera viva e opera morta passiamo allo sclerometro, il concetto e' uguale anzi, questo e' un uso ancora piu' anticonvenzionale del precedente, perche' a noi non interessa affatto sapere il valore di resistenza a compressione per cui e' disegnato lo strumento, no
noi vogliamo utilizzare lo strumento in modo atipico per ricavare un'altra informazione sempre non assoluta ma comparativa: a noi interessa il comportamento e l’assorbimento elastico della carena rispetto all’urto considerando che maggiore e' l'assorbimento potenziale d'acqua per diffusione e minore sara' il modulo elastico del materiale come facciamo? sfruttiamo intelligentemente il meccanismo costruttivo dello sclerometro in specifico il martello di schmdit che e' costituito da una massa battente e misura il rimbalzo della pallina questo strumento e' specifico per il calcestruzzo o per i materiali comunque molto rigidi, ma ripeto che a noi non interessa affatto la scala o il valore di compressione reale se tu prendi lo sclerometro e lo usi su un polimero che ha una flessibilita' molto maggiore del cls, il valore che leggerai sulla scala non corrispondera' minimamente al valore della sua resistenza a compressione, perche' parte di energia viene ammortizzata dalla capacita' elastica del polimero propria ecco quindi che noi abbiamo uno strumento per evidenziare differenze di elasticita' anomale che potremmo utilizzare nello stesso modo per comparare la parte viva e quella morta e verificare che non vi siano differenze sostanziali se vi sono, e' un altro indizio che ci puo' far concludere che l'opera immersa sia stata resa piu' permeabile e quindi soggetta in futuro al rischio del fenomeno osmotico ora spero che tu abbia compreso il senso della frase: non credo che questi strumenti li usino i periti, semplicemente perche' trattasi di prove diciamo indicative ed indiziarie e non di rilievi che possano portarci a dei valori determinati ed assoluti ma nella diagnostica possono essere molto utili
per il discorso degli ultrasuoni invece lascia perdere perche' io mi riferivo a strumenti che non credo neppure siano disponibile come portatili e permettono di stabilire il grado di depolimerizzazione dei alcune catene, ma appunto non credo che siano utilizzabili in cantiere il senso e' fare un'indagine aggiuntiva di verifica del legante raffrontando lo stato della parte non immersa che prendiamo a campione di riferimento e la parte che e’ invece stata immersa per anni per verificarne diciamo lo stato di conservazione, e questo come indagine predittiva, inutile quindi nei casi di osmosi conclamata ed evidente, ma utile ad esempio nel caso del 3d di cui stiamo parlando la prova dello sclerometro puo' essere eseguita direttamente in presenza del gelcoat , mentre quella del durometro deve ovviamente prevedere l'asportazione di un quadrotto del gelcoat quindi il consiglio che mi sentivo di dare, credendo di fare cosa gradita, era appunto di affiancare in casi dubbi la strumentazione ortodossa a delle tecniche d'indagine indiziaria meno ortodosse ma molto indicativa del livello del degrado eventuale
03-11-2011 05:53
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