(08-04-2016 09:01)bullo Ha scritto: A basse velocità c'è solo la resistenza d'atrito, conta la superficie bagnata. Il principio di Archimede lo conoscete tutti, una barca larga e piatta ha molta superficie bagnata, la forma che nè ha di meno è quella tonda, sbandando la barca e mettendola sullo spigolo, ginocchio nave, più tondo, si diminuisce l'area bagnata, meno resistenza.
Tatone convieni che la deriva devii il flusso, se si fino a quanti metri lo fa sentire in uscita, si dipende dalle forme.
In un'altra discussuione si parlava della turbolenza provocata dalla forma dell'uscita se a 90° o a 45° roba di 2/3 mm.
Chissà se mi sono spiegato? La superficie bagnata è un'oppppppinione.-
Caro Bullo, sulla superficie bagnata sono 100% d'accordo.
Sull'effetto di turbolenza generato dalla pinna sul timone, invece, solo in parte. Non ho disegni e non sono capace di farli, ma se immagini la barca procedere con uno scarroccio di 3 gradi e ti sforzi di "vedere" i filetti fluidi sotto lo scafo, ti accorgi che in realtà il timone è libero dai "rifiuti" della pinna, che passano sensibilmente sotto rispetto al flusso. A maggior dimostrazione di ciò, vedi che l'evoluzione dei progetti è andata costantemente verso timoni più grandi e derive più piccole, proprio perché la deriva, essendo immobile e simmetrica, è comunque un'ala a più bassa efficienza rispetto a quella del timone, di cui posso invece regolare l'incidenza rispetto all'acqua per portarla sui valori ottimali.
Naturalmente, queste sono "seghe mentali" di velisti pazzi, ne sono perfettamente consapevole e infatti sono in cura da uno bravo. Che però adesso viene in barca con me!

