Manovra di approdo con barca a chiglia lunga
Con una o più di queste condizioni: chiglia lunga, skeg generoso e molto raccordato, timone vicino alla chiglia, pinna molto grossa di spessore (!), l'elica bi/tri/quater/pieghevole/abbattibile/orientabile/vattelapesca, conta poco: è tutto manico, solo manico, esperienza di manico.
A qualcosa serve, diciamo un 30/40%, tanto per dare un numero, l'elica di prua, ma anche quella va saputa usare, quindi deve avere un buon manico.
Ne consegue che per evoluire in retro serve avere un abbrivio discreto (la corrente potrebbe già fare un pò parte dell'abbrivio), ma devi aver incominciato da lontano: tanta acqua, tanto spazio, la fai fermare, metti in retro piano, le lasci fare un bel pò di mattane e poi (spesso anche 'forse', dipende dalla barca) va dritta in retro....ma non ci conterei molto sull'agile effetto evolutivo.
Poco, pochissimo timone (oltre i 30/35 gradi non lo sente ed è come non averlo).
E' certo che sia da fermo che per fermarla, più motore dai e più vai in giostra.
Colpetto in avanti con timone dove serve, colpetto in retro (il timone non lo sente e non serve), colpetto in avanti col timone dove serve, e via così, se hai capito come gira l’elica qualcosa di bello fai, poi se tieni presente il vento e la corrente e li sai usare a tuo favore fai anche bene.
Ogni barca ha i suoi capricci che vanno conosciuti ed anticipati.
Quindi serve esperienza, quindi prove e straprove, in condizioni diverse, con tanti parabordi, qualche mano qui e là, se possibile con un paio di ritenute in giro tanto per fermarla all'ultimo momento, pochi consigli e nessuna vergogna.
Le chiacchiere non servono, le variabili sono troppe e le linee d’acqua non confrontabili, pochi sanno cos’è una barca stabilissima in rotta e quindi inchiodata in manovra, e meno ancora ci hanno provato davvero.
Personalmente ci ho messo parecchio ad imparare ogni volta, poi con il tempo qualcosa ti resta e riesci a cavartela, se non con onore, almeno quasi decorosamente con ogni barca.
Poi non ti dico che la metti proprio lì, ma qualche centimetro più in là, sì.
Ho trovato che serve:
prefigurarsi la manovra,
immaginarla come peggio non potrebbe venire,
tenerla ben presente così (il peggio),
e fare tutto il contrario senza stare troppo a pensarci su,
in silenzio.
L'operare in silenzio trasmette sicurezza a se stessi, rispetto in chi aiuta o sta a guardare, deferenza, poi, se la manovra riesce decentemente....e questo rafforza l'autostima, così le manovre vengono sempre meglio e quasi in automatico.
Ma di basilare importanza e fottersene di chi sta a guardare, di chi ride, di chi dice, e di chi spara ca..volate, di chi vuole dare una mano alla quarta o quinta volta che rifai la manovra, perché le manovre non si aggiustano mai, si rifanno da capo e basta.
Ci sei solo tu, la barca (che sta sempre dalla tua parte) e la manovra, che oramai sei certo di saper fare.
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