Mario prendo atto idea semplice le striscioline di airex e come al solito semplice = efficace a volte proprio non viene in mente. Secondo me direbbero a Roma “ se po’ fa” (con qualche accorgimento ).
Il fatto di laminare manualmente e senza sacco a vuoto di per se implica due cose:
a) Eccessivo rapporto resina /fibre si sta su 1:1 con conseguente aumento di peso del manufatto e questo inoltre non vuol dire migliori qualità meccaniche anzi! L’esatto contrario ! Si perché la resina dovrebbe servire solo ad incollare le fibre del materiale di rinforzo (leggasi VTR Carbonio Aramidico e/o quant’altro ) .Altrimenti se c’è troppa resina ,sotto sforzo ,succederà come in una catena l’anello più debole si romperà e sarà la resina appunto! Qui ho semplificato per rendere il concetto, ma il risultato è quello.
b) Difficilissimo se non impossibile togliere tutta l’aria inglobata nella resina (durante la miscelazione con l’indurente) e dalle fibre del tessuto specialmente nei nodi dove ordito e trama si incrociano .La conseguenza è un impoverimento delle proprietà meccaniche del pezzo finito. Del resto l’ho detto le fibre devono essere incollate dalla resina una a l’altra e “vicine vicine” come dice striscia ma se c’è in mezzo l’aria…
c) La finitura superficiale all’uscita dallo stampo non sarà un gran che ,anche qui l’aria avrà fatto la sua parte lasciando la superficie piena di piccoli crateri .Questo non è mortale una buona stuccatura e carta abrasiva con grammatura a scendere la sistemeranno ,ma che lavoro pall….so ,scusate.
d) Si lamina ad bagnato su bagnato = un sacco di roba pennelli spatole rulli frangibolle da ripulire.
Col bagging ,ossia sacco a vuoto, si toglie quasi e dico QUASI tutta l’aria inglobata .Si migliora ,anche molto , il rapporto resina/fibra perché la resina in più verrà assorbita dal feltro areatore e buttata con esso a fine lavoro.
Le fibre a differenza di prima, rimangono“vicine vicine” a causa dello schiacciamento del sacco dovuto alla depressione (vuoto) .
L’infusione pone rimedio a queste problematiche il rapporto resina/rinforzo (lo possiamo decidere con degli accorgimenti magari spieghiamo in seguito) ma già nell’uso più semplice peel play –microforato –eventuale filtro areato ma di grammatura mooolto bassa.
Stiamo facilmente con un rapporto resina /fibra intorno allo 0,40 -0,45 e resina in più da buttare non ce ne sarà = risparmio su un componente costoso.
L’aria viene aspirata nella sua totalità (magari al “microscopio” la nostra ,in questo caso , nemica si vede ancora). Allora ci vorrebbe un’autoclave che aumenta la differenza di pressione fra la pressione di “gonfiaggio” delle bolle d’aria(sono a pressione ambiente) e l’atmosfera a pressione ,elevata ,6-8bar all’interno dell’autoclave ma questa è un’altra storia e a mio avviso assolutamente non indispensabile nell’uso amatoriale anche serio .Però se qualcuno ne ha costruita una la vedrei volentieri .
Si lavora a secco ,gli strati di fibra sono posizionati uno sull’altro senza essere ancora intrisi di resina ,lasciandoci liberi di riposizionarli a piacimento .
Non c’è nulla da ripulire eccetto il “mestolino” usato per mescolare la resina
Le complicazioni ? Si che ci sono ,cito solo la più importante una volta iniziata l’infusione di resina il processo non è reversibile ,non potrà esserci nessuna perdita di vuoto all’interno del sacco .
Se accade si butta tutto.
Gli estradossi interni = niente altro che rinforzi 'nervature' da creare lungo la linea di massimo sforzo nel mio caso longitudinalmente ,usando profili tipo omega.Rendono il tutto più rigido e si puo'arrivare a risparmiare anche uno strato di fibra costosa.