Altra puntata
Una faticaccia è stata la rimozione con la fiamma di tutta la vernice dell'opera morta e dell'antivegetativa dall'opera viva. Pensavo di aver affrontato la fatica maggiore, ma portare poi il legno a vivo con la roto orbitale è stato molto peggio. Con la roto orbitale dovevo stare molto attento a non insistere troppo per non asportare legno in eccesso.
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Arrivato con lo scafo a legno sono venuti fuori tutti i difetti, dove nelle foto si vedono delle crepe nel mogano ho scoperto che non era dovuto solo alla fessurazione dello strato esterno, ma a dei difetti di produzione come aver lasciato le graffette negli strati sottostanti o la mancanza di contatto della colla tra i 2 strati. Ho scoperto che lasciare le graffette è un errore leggendo Bolina, poi non so se a quel tempo sapessero o no che lasciare le graffette poteva creare problemi. C'è da dire che questi problemi che io definisco difetti di costruzione sono venuti alla luce a causa dell'abbandono per alcuni anni dello scafo.
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Nel frattempo che svolgevo questi lavori mi arrovellavo per decidere che trattamento utilizzare, il classico o l'epossidico. Ho parlato con vari operatori, fatto telefonate a vari operatori specializzati su scafi in legno in tutta Italia. Quelli che utilizzavano il metodo classico mi diceva che era sicuramente il migliore per questa barca in quanto più elastico, chi utilizzava i trattamenti epossidici mi diceva che con l'epossidica avrei salvaguardato meglio il legno. Alla fine ho deciso per il trattamento epossidico, il tempo dirà se ho fatto la scelta giusta.
Però prima dovevo trovare come sistemare queste benedette fessurazioni. Volevo trovare una soluzione che desse il meno possibile nell'occhio. Problema aggravato dal fatto che mi sono accorto che oltre la fessura la parte di legno vicino ad essa si era scollata dallo strato sottostante. Anche qui i consigli si dividevano in chi diceva di chiudere tutto con epossidica addensata, e qualcuno che diceva di inserire dei listelli di mogano per chiudere le fessurazioni. Io ho optato per sostituire intere fascie di mogano per incollarci del nuovo mogano. Quindi come prima cosa ho dovuto trovare una falegnameria che avesse la giusta qualità di mogano, il kaya. Per fortuna il capo cantiere mi ha indicato la falegnameria giusta che non era molto lontano da dove risiedo. Trovato il tavolone giusto mi sono fatto tagliare una decina di listelli alti 65mm per 5mm di spessore nel senso rigatino.
Poi è iniziato il lavoro certosino che mi ha portato via tantissimo tempo. Ho tracciato le linee di taglio seguendo lo stesso andamento di quelle vicine e facendo il taglio all'inizio e alla fine con la stessa inclinazione e senso delle altre giunzioni. Con un po' di foto penso sia più comprensibile.
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Come già detto con la rimozione di questi parti di mogano sono venuti fuori i motivi delle fessurazioni, le graffette e la mancanza di contatto della colla rossa tra i due strati.
Poi tagliavo il listello della giusta misura e lo adattavo a mano con il tampone di carta vetrata. Con queste lavorazioni ho capito quanto sia fantastico il mogano kaya, e veramente un legno leggero, elastico e resistente.
Se qualche mestro d'ascia mi legge, sarei curioso di capire come nel 1981 potessero talgiare dei listelli di legno che non hanno una linea retta? Partono stretti, si allargano a centro barca, per poi tornare a restringersi con una precisione del decimo di mm. Queste andamento varia in continuazione partendo dal tincarino andando verso la deriva. Un taglio simile riesco ad immaginarlo solo con macchine a controllo numerico che non credo avessero a quel tempo.
Dopo aver rimosso la colla rossa, impregnavo per bene con la resina epossidica e poi incollavo con resina epossidica addensata con micro fibre.
Una cosa a cui ho fatto particolare attenzione è stato nel rilevamento dell'umidità del legno, prima di incollare doveva scendere al di sotto del 15% come raccomandato da tutti. Questo mi ha fatto allungare veramente di tanto i tempi.