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Vecio AdV
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RE: regolare sartie e stralli con barca in porto o mare
non e' che in porto manchino le sollecitazioni su albero e sartie, ci sono come ci sono quelle su lande scafo, e chiglia.
penso che il mito del lascarle sia un residuato dei tempi che le barche erano di legno e le sartie quando le cazzavi si portavano dietro le lande e deformavano lo scafo. se le lasciavi in tiro dopo qualche anno ti ritrovavi la barca piu stretta e le murate piu alte.
le sartie sono parte integrante dell' albero, si cazzano per trasformare in carico a compressione le sollecitazioni laterali (generate dal vento e dalle onde anche in porto ) che lo farebbero flettere e si cazzano per aumentare la frequenza di risonanza del sistema, come dire che, se aumento la frequenza aumento la dissipazione di energia e diminuisco le forze di inerzia.(tutto da dimostrare ma qui pare sia la pratica a farla da padrone)
senza entrare nel merito quantitativo, la regolazione non e' un arte, e' una scienza, vanno immaginate le sartie come molle che sostengono una massa, dove una sartia in "bando" smette di generare reazione e dove una sartia che si allunga troppo modifica il suo angolo di lavoro che diminuendo aumenta in modo "sinusoidale" il carico sull' albero e sulla sartia stessa.
i due eccessi generano effetti molto diversi.
le sartie troppo cazzate aumentano il carico di compressione sull' albero troppo lasche aumenteranno la liberta di oscillare.(in fisica se puo avviene di certo)
per "eccesso" se la barca non e' di legno (non si deforma in modo irreversibile cazzandole) sarebbe meglio cazzarle in porto e lascarle quando si esce.
come dice qualcuno questo e' il modo teorico, ovvero qualitativo.
se vi fa fatica studiarvi le cose di sartie e stralli ed avete una barca di vetroresina.. non dimenticatevi il paterazzo lasco, al resto ci pensano i conti fatti dal progettista, ammesso che il cantiere li abbia rispettati (che pare vada precisato, visto che se ne parla come di un branco di sciagurati)
amare le donne, dolce il caffe.
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11-10-2017 09:54 |
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