1 HP corrisponde a circa 740 W , quindi un motore come quello citato di 8 hp consuma 8x740=5920 W che a 12 V con un rendimento del tutto teorico del 90% significano 5920/0,9/12=548 Ampere. (ho ipotizzato 12 V per semplicita' in quanto tutti siamo abituati a calcolare consumi a questa tensione, il fatto che i motori lavorino a tensioni piu' alte significa solo che le batterie saranno poste in serie anziche' in parallelo ma il loro ingombro e peso non cambia)
Un banco di batterie stimato per un'autonomia di un paio d'ore, che mi pare il minimo ragionevole per garantire l'entrata e uscita dal porto piu' di una volta senza dover ricaricare e non avere guai considerando il rischio che comporta il fatto che non e' possibile sapere con esattezza quanta carica rimane su batterie che invecchieranno (sarebbe pure opportuno dividerle in due banchi da non usare insieme), e' un arnese da 1096 Ah che puo' essere costituito ponendo in serie parallelo la bellezza di 11 batterie da 100 Ah con pesi e ingombri noti se al piombo o con costi oggi ancora terribili se al litio (la batteria di riserva di un fuoribordo torqeedo, per esempio, che ha questa tecnologia costa quasi 10 volte a pari capacita' !).
Tanto per fare nomi la Vetus (e' la prima capitatami sotto mano) fornisce kit per motorizzazioni elettriche che pero' non sono mai previste per autonomie tanto piu' alte ma neanche tanto piu' basse visto che puo' sempre capitare di dover fare un'ora a motore in condizioni particolari di piatta molto prolungata o mare avverso e vento contrario.
Chi vuole approfondire puo' dare un'occhiata qui :
http://www.electricboats.co.uk/
oppure sfogliare con pazienza il sito di uno dei primi produttori di motori adatti (ma qui ci sono solo dati di impiego) :
http://www.solomontechnologies.com/
Un altra osservazione non trascurabile e' la ricarica, le batterie per stare bene non dovrebbero essere ricaricate con correnti superiori a 1/10 (fino a1/5 per le migliori) della loro capacita' nominale : questo significa un tempo di ricarica di 10 ore (che puo' essere ridotto al massimo a 5) pena una veloce riduzione della vita utile o della carica immagazzinabile.
Ora, per chi esce solo per la giornata o sui laghi, la cosa si puo' anche arrangiare (talora pure bene) ma per chi fa crociera la faccenda diventa improponibile : gia' si lotta per tenere cariche le batterie servizi non avendo normalmente accesso alla corrente di banchina figurarsi il problema di ricaricare per la propulsione !
Alla luce della tecnologia odierna, a mio parere, la soluzione e' il sistema ibrido che e' in corso di adozione e perfezionamento nel settore automobilistico ma trova gia' soluzioni nella nautica da diporto con il collaterale vantaggio di disporre di un potente generatore elettrico per i servizi di bordo.
Un commento a parte merita l'ecologia del sistema : non tutti fanno mente locale al fatto che le batterie non vanno solo smaltite ma anche costruite e, forse, non immaginano cosa cio' comporti (sono un chimico che per oltre 40 anni ha lavorato nella tecnologia dei componenti per l'elettronica e, fra questi, ci sono anche le batterie), la cosa non e' proprio esente da problemi per quante cautele si adottino a partire dall'estrazione dei materiali di base alla loro raffinazione e impiego per la costruzione, se vogliamo l'energia qualcosa ci tocca pagare in qualsiasi forma la generiamo, inoltre la corrente di ricarica da qualche parte viene prodotta e poi trasportata fino a noi, significa solo che invece che inquinare qui inquiniamo in un altro luogo. (nota : anche le celle solari vanno costruite !!).
Nota finale : da oltre 10 anni ho dotato il tender con un bel fuoribordo elettrico (ora lo chiamiamo 'Ottobre Rosso' per il silenzio in cui si muove) e ne sono estremamente soddisfatto per la totale assenza di problemi nell'impiego cui e' destinato.